- Mogli ripiene di Spirito
Ti dò una notizia: Satana ti odia ed ha un piano terribile per la tua vita! Una delle cose che gli farebbe molto piacere distruggere è il tuo matrimonio. Satana odia il matrimonio perché è Dio che lo ha creato e designato. Inoltre, la Scrittura dichiara il matrimonio una figura misteriosa della relazione tra Cristo e la chiesa. Dopo aver descritto i ruoli di marito e moglie nel matrimonio, Paolo scrisse: “Questo mistero è profondo, e parlo di Cristo e della chiesa” (Ef. 5:32). Satana vuole sporcare quell’immagine. Se segui la cultura odierna per quanto riguarda le relazioni tra uomo e donna allora sappi che ti stai dirigendo ad alta velocità verso la distruzione del tuo matrimonio. Dobbiamo andare controcorrente, contro le nostre inclinazioni naturali, e allineare le nostre vite e matrimoni all’intento originale di Dio. Questi studi riguardano cosa Dio ha da dire sulle relazioni familiari. Ecco un semplice riassunto, che puoi leggere in Efesini 5:22, 25; 6:1: i mariti amano, le mogli si sottomettono, e i figli obbediscono. Vivere questi principi è molto più difficile che ricordarli. L’ultima cosa che vogliamo fare, però, è cercare di metterli in pratica con la forza della carne: abbiamo bisogno di viverli camminando nello Spirito!
Rileggiamo Efesini 5:22 (le mogli si sottomettono). Nel greco la parola “sottomettersi” non c’è. Deve essere presa dal verso precedente (5:21), che a sua volta è il risultato diretto dell’essere riempiti con lo Spirito (5:18). Stiamo dicendo che in Efesini 5 Paolo scrisse prima dell’importanza di essere continuamente ripieni di Spirito e poi cominciò a parlare dei ruoli di uomini e donne nel matrimonio secondo la volontà di Dio. Senza la direzione dello Spirito sarà molto meno probabile che i mariti amino, le mogli si sottomettano, e i figli obbediscano. La settimana scorsa abbiamo visto quali sono i fondamenti del matrimonio: un uomo, una donna, entrambi fatti ad immagine di Dio, insieme per la vita, con l’uomo come il capo e la donna come suo co-eguale aiuto. “Il matrimonio è divino quanto al suo stabilimento, supremo nella scala delle relazioni ed incondizionale nell’impegno che richiede” (Rogers, 193). Oggi inizieremo esaminando l’impatto del peccato sul matrimonio e perché essere continuamente ripieni dello Spirito è così importante nel superare gli effetti della Caduta.
___________________________________________________________________________________________________
In Genesi 3:17-19, si parla del lavoro che Dio diede ad Adamo nel Giardino di Eden prima che il peccato entrasse nel mondo. Il lavoro non è un risultato della Caduta. Cosa cambiò nel lavoro di Adamo a motivo del peccato? Leggi Romani 8:20-21: Dio maledì il suolo in modo che il lavoro di Adamo divenisse faticoso.
In Genesi 3:16 si parla di uno dei mandati che Dio diede ad Adamo ed Eva: essere fruttuosi e moltiplicarsi (1:26-28). Questo mandato fu dato prima della Caduta. Non fu il risultato del peccato. Come cambiò il peccato la nostra abilità di adempirvi? Nell’avere dolore nel fare figli: questo è un altro dei tristi risultati della Caduta.
La settimana scorsa abbiamo visto che nello stesso verso si parla del fatto che Adamo fu creato prima e gli fu dato del lavoro da fare. Soltanto dopo di questo fu creata Eva. Questo vuol dire che l’uomo è il capo della relazione nel matrimonio. E’ importante notare che questo era vero anche prima della Caduta. Come vi è un ordine (economico, non ontologico) nella Trinità, così vi deve essere anche un ordine nella famiglia umana, secondo I Corinzi 11:4 (leggi). Ma quale impatto ebbe il peccato su questo ordine creato da Dio nel matrimonio? Che “il desiderio della donna sarà verso suo marito, e che il marito dominerà su di lei”.
Ma che significa “il suo desiderio” (3:16)? Se leggiamo Genesi 4:7 (leggi) vediamo che si parla di un desiderio anche lì. E’ la stessa parola usata per parlare di Eva in 3:16. Quel “desiderio” è raffigurato a mò di un animale pericoloso, accovacciato dietro la porta di Caino, pronto a balzare e dominarlo. I verbi che parlano dell’attività di quel desiderio, significano “aver brama di, avere intenzione contro” Caino. Dunque, quando riferita ad Eva, questa parola significa che lei sarebbe stata tentata di non accettare la leadership di suo marito, e di voler invece incaricarsi lei stessa di questo ruolo. E’ importante capire che questo desiderio può essere subdolo invece che esplicito (come un potere nascosto che è il vero potere dietro quello apparente). La metafora “del capo e del collo”, spesso usata quando si parla di chi è la vera autorità nel matrimonio, è un esempio adatto: ma è proprio quello contro cui dobbiamo guardarci che accada! Per una donna cristiana sposata, questo desiderio di manipolare e condurre il proprio marito potrebbe essere qualcosa contro cui combattere come parte del combattimento tra Spirito e carne. Come conseguenza della caduta, la carne vorrà dominare il marito, e quindi la sottomissione diverrà parte del far vincere lo Spirito sulla carne.
Ma che significa l’altra parte del verso: “ma egli dominerà su di te”? Che l’uomo sia il capo della relazione non è un risultato della Caduta. Questa punizione può riferirsi all’effetto del peccato che porta alcuni uomini a governare in modo rude, egoista, insensibile o brutale. Immagina un bruto che trascina la propria moglie per i capelli, o Erode con le sue mogli, o Assuero con le sue mogli (inclusa Ester). In opposizione a ciò, una leadership condotta dallo Spirito è una leadership improntata al servizio, all’amore, al sacrificio di sè.
Ma ritorniamo un momento ad Efesini 5:18: quali due comandamenti ci vengono dati lì? Di non ubriacarci col vino, ma piuttosto di essere ripieni di Spirito. Tutto ciò che segue il verso 18 è il risultato dell’essere ripieni di Spirito. Quale ragione ci viene data per non riempirci di vino? Il fatto che esso conduce alla dissolutezza, che in greco è asotia, che significa spreco. Alcuni matrimoni sono vissuto in modo dissoluto, superficiale, sprecato: non si cerca di capire e vivere la volontà di Dio per i ruoli nel matrimonio (ovvero che i mariti amano, le mogli si sottomettono, i figli obbediscono). Non sono guidati dallo Spirito. Essere ripieni di Spirito è contrastato all’essere ubriachi di vino. Una persona ubriaca è controllata dal vino, influenzata dal vino. Una ripiena di Spirito è controllata ed influenzata dallo Spirito. Ubriacarsi rende passivi, incontrollati. Contrariamente, essere pieni di Spirito significa non perdere il controllo, essere volontariamente condotti dallo Spirito, scegliere di ubbidire alla guida dello Spirito, essere mossi dallo Spirito, totalmente pieni dello Spirito con l’obiettivo che non vi sia spazio per altro che l’influenza dello Spirito.
La forma verbale di “siate ripieni” significa, letteralmente, “lasciate che siate riempiti con lo Spirito”, ed indica che noi abbiamo una reale scelta in questo processo: siamo chiamati a cooperare volontariamente con lo Spirito, questa cosa non avverrà automaticamente. Dobbiamo ascoltare la voce dello Spirito, essere sensibili alla Sua direzione, ed ubbidire quello che ci dice, e non offenderlo (leggi Efesini 4:30). Quella stessa forma verbale, inoltre, è un comandamento che indica una continua obbedienza, significa: “continuate a lasciarvi riempire dallo Spirito”. E’ uno stile di vita, uno stato d’essere continuo, non un evento occasionale. Per diventare i mariti, le mogli, i figli che dobbiamo essere, ci vuole la continua presenza, riempimento, guida ed influenza dello Spirito.
Questo essere continuamente riempiti dello Spirito risulterà nel cantare, nel ringraziare (5:18-19). E poi anche nel’ubbidire ai comandamenti successivi: che le mogli si sottomettano, i mariti amino, ed i figli obbediscano. Paolo scrisse Efesini e Colossesi allo stesso tempo, mentre era in prigione. Le due lettere sono molto simili in questo punto, ma in Colossesi Paolo non scrisse di essere continuamente ripieni dello Spirito! Cosa vi sostituì, in modo parallelo? Leggete Colossesi 3:16-19. Vi accorgerete che essere ripieni dello Spirito è chiaramente parallelo, è la stessa cosa che lasciare che la Parola di Cristo dimori riccamente in noi. Una cosa spiega l’altra: essere ripieni di Spirito è lasciare che la Parola di Cristo influenzi ogni parte del nostro essere, e lasciare che lo Spirito informi i nostri pensieri ed azioni (MacArthur, 252). Questo dunque significa che noi dobbiamo essere a tal punto saziati dalla presenza e dagli insegnamenti dello Spirito (la Parola di Cristo) che realizziamo i nostri ruoli all’interno del matrimonio e ci proponiamo di viverli e metterli in pratica. Dobbiamo lasciar spazio a quello che lo Spirito e la Sua Parola ci dicono sui nostri ruoli in famiglia: i mariti amino, le mogli si sottomettano, e i figli obbediscano.
Certo, tra i risultati dell’essere ripieni di Spirito ci sono, come abbiamo detto (leggi Ef. 5:19-21), il canto, il ringraziamento, e anche il sottomettersi l’uno all’altro nella chiesa. Nella chiesa vi dovrebbe essere un preferirsi l’uno all’altro in genuina umiltà, un non voler per forza far valere la propria preferenza o modo di fare le cose. Questo sottomettersi l’uno all’altro deve verificarsi per riverenza verso Cristo, dobbiamo vedere Lui in quelli a cui ci sottomettiamo, e dobbiamo imitare Lui nel servire gli altri nella chiesa (leggi anche Gal. 5:13; Ef. 4:2). Ma questo generale sottometterci gli uni agli altri non deve però obliterare altre aree di sottomissione che sono specificate in maniera ancora più precisa nella Scrittura: la chiesa ai leader (Ebrei 13:17, anche se lì la parola greca è diversa da quella usata per mogli e mariti), le mogli ai mariti (Ef. 5:22), i figli ai genitori (Ef. 6:1), i dipendenti ai datori di lavoro (Ef. 6:5), e i cittadini alle autorità (Rom. 13).
In Efesini 5:22-24 Paolo indica, in modo specifico, che le mogli si sottomettano ai loro mariti. La maggior parte delle persone occidentali al giorno d’oggi trovano Efesini 5:22 offensivo. Molte coppie che si sposano oggi, perfino nelle chiese evangeliche, spesso chiedono che nel leggere i voti cerimoniali di matrimonio si lasci da parte il verso che parla di “obbedire” e “sottomettersi”, in modo da non creare offesa. Ma le Scritture sono molto chiare a riguardo: le mogli cristiane devono sottomettersi alla leadership dei loro mariti. Lasciare che la Parola di Cristo dimori in noi (Col. 3:16) è uno dei frutti dell’essere ripieni di Spirito. Se avessi scritto io Efesini avrei cominciato col comandamento per i mariti di amare le loro mogli prima di parlare delle mogli. In quel modo la cosa sembrerebbe più accettabile e meno offensiva. Ma lo Spirito ha pensato che fosse meglio iniziare col ruolo delle mogli, e dire che devono sottomettersi ai loro mariti. Comprendere la sottomissione è un frutto dell’essere riempiti con lo Spirito e del lasciare che la Parola di Cristo dimori in noi. E’ importante ricordare che questo verso non sta dicendo che le donne si sottomettano agli uomini in generale, ma soltanto all’uomo che è il proprio marito.
Passando al verso 22, in che modo devono le mogli sottomettersi ai propri mariti? “Come al Signore” (5:22; vedi anche I Pt. 3:6). La moglie deve considerare sottomettersi al proprio marito come un obbedienza resa a Cristo stesso. La soggezione della moglie al marito piace al Signore. Essa non è un’emozione, ma una scelta, un atto della volontà. La sottomissione in qualche modo presuppone che non sempre vi sia accordo tra marito e moglie, ed è anzi proprio in questo contesto che la parola “sottomissione” acquista di significato proprio. Esempio: in che modo si gestisce la casa, in che modo i figli vengono disciplinati, educati, in che modo si spende il denaro, etc. Deve essere il marito il capo vero e proprio, il capo funzionale in tutto quello che riguarda la conduzione della famiglia: moglie, figli, e tutto quello che viene incluso in questo. E la moglie deve lasciare che lui sia il capo. E non con risentimento, ma con l’attitudine giusta. La vera gioia viene dal servire gli altri, e non dal far prevalere la propria opinione. E questo specialmente per una moglie col proprio marito.
Verso 23: perché le mogli devono sottomettersi ai loro mariti? Perché il marito è il capo della moglie. Che significa? Che è il capo solo potenzialmente, o che già lo è di fatto? “Chiudi la porta” è diverso da “la porta è chiusa”. Il primo è un comandamento, o richiesta, il secondo è un fatto affermato. La Bibbia dice forse che il marito dovrebbe essere il capo della moglie, o che egli è di fatto il capo della moglie? E’ un’affermazione di fatto, non un’affermazione di potenzialità. Non dice che il marito dovrebbe essere il capo, ma che è il capo della moglie perchè Dio ha deciso e detto così (5:23). Rispetta l’uniforme! Nell’esercito si rispettano le strisce, l’uniforme, anche se personalmente non si rispetti chi la indossa. Così anche nella famiglia: in virtù dell’ordine stabilito di fatto da Dio il marito ha ricevuto autorità delegata da Dio Stesso perché sia di fatto il capo della famiglia. Anche se una moglie si trova nel triste stato di non sentirsi amata da suo marito, il marito è comunque colui a cui lei deve sottomettersi in virtù del fatto che è il capo, che ha le strisce, che ha l’uniforme.
Agli uomini: siete già il capo della vostra famiglia, forse in modo cattivo, in modo assente, forse avete abdicato la vostra posizione, ma siete comunque il capo agli occhi di Dio. Questo è uno stato, una condizione, una realtà dichiarata da Dio e non vi si può sfuggire. Gli uomini farebbero bene a meditare su questo dato di fatto. Voi siete il capo della vostra famiglia. Se siete assenti sarà la vostra assenza a dominare la famiglia. Se vi lamentate saranno le vostre lamentele a dominare la vostra famiglia. Dovete soltanto decidere cosa sarà a dominare la vostra famiglia in base al vostro comportamento: se sarà una leadership simile a quella amorevole di Cristo, o una tirannica, odiosa, o assente (Wilson, 25). La responsabilità di quale tipo di leadership dominerà a casa vostra è vostra!
Continuando dal verso 23: in che modo il marito è il capo? Come Cristo è il capo della chiesa. Il marito è il capo della moglie nel senso di avere autorità su di lei proprio come Cristo è il capo della chiesa. Cristo ha autorità sulla chiesa, ma la Sua è un’autorità amorevole, un’autorità servizievole. Gesù era un leader, ma anche un servo, che lavò i piedi ai Suoi discepoli su cui era il Maestro. Notiamo, poi, che le Scritture dicono “come al Signore” (Ef. 5:24): proprio come la chiesa si sottomette a Cristo, così anche le mogli devono sottomettersi ai propri mariti. E di più, “in ogni cosa”: questo deve significare sicuramente sottomissione in cose reali ed importanti come ad esempio dove vivere (come Sara seguì Abraamo a Canaan), come si educano i figli, dove si va in chiesa, etc. Di tutte queste cose sarà il marito ad essere responsabile, e la moglie deve sottomettersi alla sua responsabile leadership a riguardo.
I femministi dicono che la parola “capo”, in greco kephalé, significa “origine”, e non “autorità”. Secondo loro Adamo fu meramente l’origine di Eva, perché ella venne da lui, ma non la sua autorità. Ma il greco non vuol dire questo, e osservando come quella parola è usata in vari testi biblici ci mostra chiaramente che essa significa proprio “autorità”. Certo, Cristo è l’origine della chiesa, ma Egli è anche l’autorità sulla chiesa, il capo (kephalé) della chiesa! Inoltre, anche la parola “sottomettersi” significa proprio quello in greco (hupo-tasso, ovvero, letteralmente “sotto-porre”). Pensate che in origine era una parola militare! Proprio come in una catena di comando militare, in pratica. Il punto è questo: la parola originale significa quello che dice, e non c’è modo di potervi cambiare il significato. La prova finale? Ci viene comandato di sottometterci a Cristo, e in quel caso speriamo che ogni vero cristiano concordi che significa sottomettersi perché Lui è la nostra vera e propria autorità. Bene, ora: le Scritture dicono che proprio nel modo in cui la chiesa è sottomessa a Cristo in ogni cosa, così allo stesso modo lo devono essere le mogli al marito.
Cosa diremo quindi in conclusione? Qual è il ruolo della moglie nel matrimonio e qual è il suo standard per quel ruolo? Perché bisogna rispettare il ruolo del marito nel matrimonio? Efesini 5:21 è chiaro: ogni credente deve avere un’attitudine di umiltà e sottomissione ad ogni altro credente. Ma specialmente le mogli ai mariti. I mariti devono essere dei leader-servi e amarle come Cristo ama la chiesa (parleremo meglio del ruolo dei mariti in uno studio successivo), e le mogli devono essere sottomesse a loro come al Signore in ogni cosa proprio come la chiesa è sottomessa a Cristo.
Riferimenti:
Harris, Archer, Waltke, Theological Wordbook of the Old Testament (Chicago: Moody Press, 1980).
Keller, Timothy, The Meaning of Marriage (New York: Dutton Group, 2011)
Lenski, RCH The Interpretation of St. Paul’s Epistle to Ephesus (Minneapolis: Augsburg Publishing, 1961).
McArthur, John The McArthur New Testament Commentary: Ephesians (Chicago: Moody Press, 1986).
Rogers, Adrian, Adrianism (Collierville, TN: Innovo Publishing, 2015)
Wilson, Douglas, Reforming Marriage (Moscow, ID: Canon Press, 1995)
Questo studio è stato tradotto ed adattato da F. De Lucia da Stephen E. Atkerson (www.ntrf.org)