PRATICARE LA VERITÀ: LA DISCIPLINA ECCLESIALE
by Mike Indest
LA MOTIVAZIONE DELLA DISCIPLINA
Fra le molte caratteristiche e azioni di nostro Signore, c’è il Suo desiderio di vedere tutti i Suoi figli camminare nella verità. Il Suo amore per noi è dimostrato in molti modi. Egli ha dato Se stesso, ci ha salvati, ci ha cambiati, ci potenzia, vive in noi, ci guida, ci dirige, c’insegna e, certo, ci disciplina. Tutto è motivato dal Suo amore per i Suoi figli. Considerate la dichiarazione di Apocalisse 3:19: “Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti”.
Questa disciplina motivata dall’amore è il desiderio del Padre che i Suoi figli conoscano la verità e vi camminino. Questo amore è un riconoscimento che il Padre sa quale sia il meglio e che lo vuole per i Suoi figli. Significa riconoscere che vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, e che prendiamo decisioni peccaminose ed egoistiche che recano, talvolta, terribili conseguenze alla nostra vita. Poiché il Padre ha mandato il Figlio a portarci vita, e vita in sovrabbondanza, abbiamo bisogno di correzione, direttive e disciplina che Egli provvede amorevolmente.
L’amore del Padre espresso nella disciplina è spiegato in Ebrei 12:5-11: “‘Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli’. Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga? Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli. Inoltre abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti per avere la vita? Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità. È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recar gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa’”.
L’Evangelical Dictionary of Biblical Theology di Baker afferma che “la nozione della disciplina di Dio e, da ultimo, il concetto della comunità e dei suoi conduttori che eseguono la disciplina di Dio, derivano dalla nozione di disciplina domestica (Dt 21:18-21; Prv 22:15; 23:13). Dio è raffigurato come un padre che guida suo figlio […]. La nozione di disciplina come punizione familiare è costante nel Nuovo Testamento (Ef 6:4; 2 Tm 2:25; Eb 12:5-11)”.
LA DISCIPLINA PERSONALE E PRIVATA
In che modo il Padre ci disciplina? Le Sue discipline assumono svariati modi e metodi, ma solitamente includono una combinazione sia della Parola che del Suo Spirito. In modo assai privato e personale, mediante la Parola e la convinzione dello Spirito, Dio mette amorevolmente in evidenza i nostri peccati e ci porta alla verità. Quando siamo zelanti a ravvederci, Egli ama cambiarci la mente e il cuore, dandoci la forza per sconfiggere quelle aree che, in passato, hanno sconfitto noi. In che modo la Parola ci disciplina? 2 Timoteo 3:16-17 dichiara: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. Quando leggiamo e studiamo la Sua Parola, e prendiamo consapevolezza dei Suoi comandamenti, ci viene data l’opportunità di ravvederci e di fare le cose a modo Suo. Afferma Proverbi 6:23: “Il precetto è infatti una lampada, l’insegnamento una luce, le correzioni e la disciplina sono la via della vita”. La maggior parte delle discipline sante hanno luogo durante le devozioni spese nella Parola e nella preghiera. In modo privato e personale, il Padre ci mostra la Sua via e ci dà la potenza per percorrerla!
La Parola opera insieme con lo Spirito Santo per convincerci della correttezza delle vie del Signore. Ad esempio, in Atti 1:8 Gesù ha promesso che “riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra”. Quando siamo salvati, lo Spirito Santo viene a vivere in noi: “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio?” (1 Cor 6:19). Abbiamo la responsabilità di custodire mediante lo Spirito quanto il Signore ci ha dato. 2 Timoteo 1:14 ordina: “Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi”. Uno degli strumenti che abbiamo e ci aiuta a custodire quanto il Signore ci ha dato è lo spirito della disciplina. Ad esempio, Paolo ci ha ricordato che “Dio […] non ci ha dato uno spirito di paura, ma di forza, di amore e di disciplina” (2 Tm 1:7, ND).
Ogni disciplina è dura e difficile: “ […] qualunque correzione sul momento non sembra recar gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa” (Eb 12:11). In contrapposizione a questo, secondo Proverbi 12:1 “chi ama la correzione ama la scienza, ma chi odia la riprensione è uno stupido”. La nostra scelta è chiara: possiamo accettare la disciplina del Signore e gustare i pacifici frutti della giustizia, oppure possiamo agire stoltamente e rifiutare la Sua disciplina.
LA DISCIPLINA ECCLESIALE PUBBLICA
Che cosa succede quando un fratello o una sorella rifiuta la convinzione dello Spirito e il chiaro insegnamento della Parola? E quando un fratello abbraccia e pratica apertamente un comportamento chiaramente proibito dalla Parola? 1 Corinzi 12 insegna dettagliatamente che siamo membra di un unico corpo. Non impariamo solo in che modo funziona il corpo e tutti i doni nel corpo, ma anche che quando un membro del corpo è ammalato di peccato, questo influisce sull’intero corpo. Il versetto 26 afferma: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui”. Quando un nostro fratello pecca e non si ravvede, ciò influenza l’intero corpo, il quale ne soffre interamente. Ricordate: “Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua” (12:27). Di conseguenza, abbiamo una responsabilità familiare di aiutare il nostro fratello in peccato. Motivati dall’amore per il nostro fratello, ci è comandato di affrontare lui e il problema del peccato in modo da ristabilire il fratello e custodire la famiglia che si riunisce localmente.
Sebbene vi siano molte Scritture che trattano questo problema, le due principali si trovano in Matteo 18 e Galati 6. Includiamo questi passi per comodità, visto che vi faremo spesso riferimento:
“Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d’ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo. E in verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:15-20).
“Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato. Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo” (Galati 6:1-2).
IL PRIMO PASSO
Il processo di scoperta dev’essere sempre lasciato al Signore. Non dev’esserci mai un comitato investigativo permanente o un gruppo di supervisione che sia responsabile di stanare il peccato nella vita di qualcun altro. Vivendo la nostra vita in Cristo, crescendo nell’intimità e nella comunione, diventeremo naturalmente più consapevoli di cosa sta accadendo nella vita degli altri. Quando viviamo la nostra vita in Cristo e scopriamo qualcuno in fallo, oppure se vediamo un fratello peccare, siamo poi chiamati ad agire nel suo interesse. È importante notare che tutti noi — non appena gli anziani o i conduttori — siamo chiamati a questo ministero del corpo. Se avete visto un fratello in fallo, avete la responsabilità di andare da lui e di affrontarlo. Non andate dagli anziani; andate dal fratello incriminato. L’unica qualifica richiesta a una persona che voglia affrontarlo è che sia un fratello e che sia spirituale, inabitato dallo Spirito del Dio vivente.
Se il Signore vi ha scelti per essere usati in questo modo, il primo passo consiste nel pregare e nell’analizzare le vostre motivazioni. Siete motivate dall’amore per il fratello? State agendo con spirito di mansuetudine? State cercando di ristabilire il fratello? Faremmo attenzione nel caso fossimo tentati in modo simile? Ovviamente, bisogna pregare e riflettere molto prima di fare il primo passo e andare a parlare in privato con il fratello in peccato.
Essendovi preparati mediante la preghiera e l’esame di coscienza, il passo successivo consiste nell’andare a trovare privatamente il fratello in peccato, “e convincilo fra te e lui solo” (mio il corsivo). Sono dell’avviso che questo sia il metodo prescelto dal Signore. Esso deriva dal fatto che la maggior parte della disciplina è personale e privata, e crea un ponte fra quella personale e pubblica. Gesù fu specifico nell’impiegare le parole “fra te e lui solo”. Che meraviglia che il Signore si preoccupi perfino che potremmo essere messi a disagio, e che abbia cercato, volutamente e specificamente, di proteggerci dall’ulteriore disagio dell’attenzione pubblica. Che opportunità per il ravvedimento veloce e privato! Quando ha successo, questo primo passo di disciplina pubblica porta il peccatore a ravvedimento, edifica il corpo e, solitamente, rafforza il rapporto tra il fratello che affronta e l’altro che viene affrontato.
Ci vuole del tempo affinché lo Spirito Santo convinca di peccato e persuada. La reazione iniziale della maggior parte delle persone non è quella finale. Date al fratello un po’ di tempo per considerare in preghiera quanto avete portato alla sua attenzione. Non mettete una scadenza all’opera dello Spirito Santo, ma continuate a restare a disposizione del fratello con la preghiera e i vostri consigli. Non aspettatevi che la sua prima reazione sia l’immediato ravvedimento. È un privilegio osservare lo Spirito Santo operare nella vita di un fratello. Una buona regola pratica è di dare al fratello tutto il tempo che vorreste che qualcuno desse a voi.
Se il fratello vi ascolta, lo avete conquistato. La questione è conclusa e non è necessario un ulteriore confronto. Bisogna considerare attentamente i frutti del ravvedimento, assicurandosi che il fratello sia sincero e che stia facendo i passi biblici per allontanarsi dalle occasioni di tentazione. Potrebbero essere necessari preghiera e consiglio continui per aiutare il fratello. Dovrebbero essere offerti entrambi finché sia il fratello che affronta che il fratello in peccato non siano convinti che la vittoria è stata raggiunta.
Il secondo passo
Che cosa facciamo se il fratello rifiuta di ascoltare e di ravvedersi? Gesù ha detto: “Se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni”. È stato scritto molto sul secondo passo nella disciplina ecclesiale pubblica. Alcuni suggeriscono che due o più siano testimoni della colpa originaria. Altri credono che i due o più testimoni siano lì per testimoniare ai fratelli, quando si affronta il problema del peccato, e per valutare l’atteggiamento e le reazioni dei due uomini coinvolti nel confronto. Questo passo porta il processo, una volta per tutte, fuori dell’àmbito privato e lo catapulta in quello pubblico. È un’intensificazione drammatica del processo e mira a portare la pressione pubblica sul fratello affinché egli smetta di peccare e si ravveda.
Con due o tre testimoni, dobbiamo recarci dal fratello in peccato. Chi dovrebbero essere questi testimoni? Non credo che essi debbano essere testimoni dell’atto peccaminoso, ma che siano lì per testimoniare il confronto. I testimoni dovrebbero essere anche uomini spirituali ben fondati nella Parola, i quali non saranno tentati in quel campo peccaminoso. Essi dovrebbero anche avere un rapporto con entrambe le parti. Sono lì per osservare il processo e per offrire consiglio sia a chi affronta che a chi è affrontato. Poiché questi confronti diventano talvolta appassionati e infuocati, i testimoni possono anche agire da supervisori per assicurarsi che vi sia uno spirito di mansuetudine. Mentre la persona sta affrontando il fratello in peccato, i due o tre testimoni devono aiutare a tenere a mente lo scopo del ristabilimento e a mantenere la conversazione nella giusta direzione. La persona affrontata cercherà, talvolta, di sviare il discorso confondendo le idee, attaccando la persona o le persone che la stanno affrontando, avanzando delle scuse per il continuo comportamento peccaminoso o respingendo apertamente le accuse. I testimoni devono aiutare entrambe le parti a restare calme, a mantenere la conversazione incentrata sul ristabilimento, ad assicurarsi che la motivazione dell’amore del fratello sia comunicata chiaramente come motivo del confronto, facendo procedere la conversazione verso una decisione.
Il terzo passo
Se, dopo essere stato affrontato privatamente e con due-tre testimoni, non c’è alcun frutto di ravvedimento, chi ha iniziato il confronto e i testimoni devono dirlo alla chiesa. Non si tratta della chiesa universale, ma di quella locale, del gruppo locale che si riunisce in comunità. Il resoconto dovrebbe includere la natura del peccato, i passi che sono già stati fatti e i risultati delle precedenti conversazioni. Il primo resoconto potrebbe verificarsi a una riunione di uomini, in modo che ogni uomo possa discernere che cosa sta succedendo e decidere cosa, se mai, dire alla moglie e ai figli. Poiché il resoconto comprende una descrizione del peccato implicato, bisognerebbe tenere conto dei credenti immaturi e dei bambini. Ricordate che la Scrittura insegna in Galati che quanti affrontano chi è in peccato siano spirituali (maturi) e lo facciano con spirito di mansuetudine. Lo scopo del ristabilimento deve essere rispettato anche in modo più arduo proprio nelle rivelazioni pubbliche, in quanto la possibilità di pensieri e comportamenti errati aumenta con il numero di fratelli e sorelle coinvolti. Bisogna fare molta attenzione a evitare la maldicenza, il pettegolezzo, l’esagerazione e gli atteggiamenti sbagliati. Lo scopo è il ristabilimento, non la crocifissione del fratello. Tutti i membri del corpo locale sono adesso coinvolti nell’affrontare e aiutare il fratello.
Esistono solo due gruppi di persone al mondo: chi è salvato ed è nella chiesa e chi ne è al di fuori. In Matteo 18, Gesù stava parlando ai Suoi discepoli, e la chiesa non esisteva ancora. Quando Gesù disse che il fratello impenitente avrebbe dovuto essere considerato come un pagano, stava dicendo al Suo uditorio giudaico che il fratello in peccato doveva essere trattato come se non facesse parte della famiglia del patto, come se fosse un estraneo, separato dalla grazia di Dio. Uno dei migliori esempi di tutto questo si trova nelle lettere ai Corinzi, in cui Paolo dice loro di espellere il fratello coinvolto in un peccato sessuale con la matrigna, mentre nella seconda lettera dice ai Corinzi di riportarlo nella comunione della chiesa. Come per tutti gli altri passi, quest’ultimo passo finale deve portare ravvedimento e ristabilimento.
Riassunto
Il buon pastore va sempre in cerca della pecora smarrita. La cosa meravigliosa del Vangelo è che è stato provveduto al fratello che non riesce a ritrovare la strada verso il ravvedimento, perché egli può, in effetti, confidare nelle grazie di una comunità amorevole, le quali vengono usate per aiutarlo a essere ristabilito nella piena comunione. Queste chiare istruzioni scritturali sono i modi in cui fare i passi affinché quel ristabilimento abbia luogo. Considerate i seguenti princìpi:
- La motivazione di qualunque disciplina è l’amore del Padre.
- La maggior parte della disciplina è privata e personale.
- La maggior parte della disciplina è compiuta mediante lo studio e la preghiera della Parola e l’opera attiva dello Spirito Santo nella vita di un credente.
- La pratica del peccato è un problema familiare e, talvolta, dev’essere affrontato da altri membri della famiglia ecclesiale per il bene del fratello e della famiglia.
- Dio stesso è Colui che espone e porta tutto alla luce.
- Tutti i membri spirituali e maturi del corpo sono chiamati a questo ministero del corpo.
- Prima del confronto, sono richiesti la preghiera e l’esame di coscienza.
- State attenti a proteggere la vita privata del fratello in peccato andando da lui privatamente.
- Se il fratello rifiuta i consigli, andate da lui con due o tre testimoni.
- “Se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa”.
- “Se rifiuta d’ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano”.
(trad. Antonio Morlino)
18/09/’07