La Chiesa Della Città
by Steve Atkerson
[THE CITY CHURCH]Nel Nuovo Testamento, il termine chiesa (ekklesía) era usato in vari modi, la maggior parte dei quali ricade in due categorie. Uno è quello che i teologi hanno definito la chiesa cattolica (o universale). L’altro è la chiesa locale. La chiesa universale è costituita da tutti i credenti che sono mai vissuti, di tutti i tempi e in tutto il mondo. La chiesa locale è composta dai credenti che vivono in un’unica località specifica. Alcuni insegnano che l’espressione appropriata della chiesa locale è qualcosa definito la “chiesa della città”. Che cos’è una chiesa della città? In che rapporto sta la chiesa della città con la chiesa in casa? Per rispondere, dobbiamo prima comprendere che cos’è la chiesa universale (cattolica).
I. UNA SOLA CHIESA CATTOLICA
1. La chiesa universale è una realtà biblica. Nella Scrittura ci sono delle affermazioni che non possono riferirsi ad alcuna chiesa locale particolare, ma piuttosto all’insieme totale e collettivo del popolo di Dio, di tutti i tempi e di tutti i luoghi (in cielo o ancora sulla terra), che appartiene a Gesù. Ad esempio, Gesù disse in Matteo 16:18: “Su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere”. È un dato di fatto che alcune chiese locali si siano estinte. Questa promessa sulla perpetuità della chiesa non fu fatta ad alcuna specifica chiesa locale, ma piuttosto alla chiesa nel suo insieme.
La realtà della chiesa cattolica è riflessa anche in Romani 12:5: “Noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo”. Inoltre, Efesini 1:22 dice che Dio Padre ha dato Cristo “per capo supremo alla chiesa”. Colossesi 1:18 ribadisce questo concetto affermando che Gesù “è il capo del corpo, cioè della chiesa”. Cristo è il Capo e la chiesa universale è il Suo corpo. Perciò, esiste solo un’unica chiesa universale, un unico corpo di Cristo. (A causa degli abusi passati del concetto di chiesa universale, alcuni preferiscono far riferimento a tali esempi ritenendoli impieghi generici del termine chiesa).
2. La chiesa universale consta della totalità di tutti i credenti. Essa è composta da tutti quelli i cui nomi sono elencati nel Libro della Vita dell’Agnello; tutti coloro che sono scritti in cielo (Eb 12:22-23). La morte separa i santi di quaggiù da quelli di lassù; eppure c’è un’unica compagnia, una sola chiesa.
3. La chiesa universale non ha mai avuto, ancora, una riunione plenaria. Molti dei suoi membri sono già passati nella gloria, molti non sono ancora nati, e quanti oggi vivono sulla terra sono sparsi ai quattro venti. Questa riunione si verificherà a un certo punto del futuro, quando il tempo che conosciamo sarà cessato. A dire di tutti, sarà un’esperienza dell’altro mondo.
4. La chiesa universale non ha alcuna organizzazione terrena esteriore. Non esiste alcuna prova biblica che i seguaci di Cristo, dopo la dispersione della chiesa originaria di Gerusalemme, abbiano mai agito insieme come un’unica società organizzata esteriormente. Pertanto, la chiesa è invisibile nel senso che non ha alcuna organizzazione terrena umana e globale.
La chiesa universale potrebbe essere paragonata ai nomi elencati in una guida telefonica. Molti di essi vi sono elencati e hanno tutti una cosa in comune: il telefono. Essi costituiscono l’annuario del mondo telefonico. Eppure, quelle persone elencate non agiscono tutte in alcun modo organizzato. Così è con la chiesa universale sulla terra. Ogni credente è elencato nel Libro della Vita dell’Agnello. Ognuno ha Cristo. Eppure, essi non sono organizzati insieme esteriormente in alcun modo terreno.
5. Il legame della chiesa universale è quello interiore dell’amore. Questo amore soprannaturale ha un’espressione pratica: Paolo aveva un peso per la chiesa locale di Gerusalemme e raccolse un’offerta da tutto il mondo romano per sovvenire ai suoi bisogni. Se soffre una parte del corpo, soffre l’intero corpo. Noi soffriamo per il maltrattamento dei nostri fratelli e delle nostre sorelle cinesi perché essi fanno parte della nostra stessa famiglia; siamo nella stessa chiesa. Romani 12:5 ci ricorda che “noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l’uno dell’altro”. 1 Corinzi 12 rivela che ognuno è una parte del corpo di Cristo e che “se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui” (12:26-27).
6. La chiesa universale ha dei ministri riconoscibili e dotati in modo soprannaturale. Efesini 4:11-12 dice che Cristo “ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo”. Tali persone dotate possono certamente trovarsi fra i membri di chiese locali organizzate, ma il loro dono proviene dallo Spirito Santo e, spesso, la loro chiamata è per la chiesa universale, non necessariamente per una sola chiesa locale. Tali uomini ministrano a livello locale, ma spesso hanno un peso di livello globale. Gli esempi comprendono Paolo, Barnaba e Apollo. Come disse John Wesley: “Io considero il mondo intero la mia parrocchia” . Tali ministri pensano globalmente e agiscono localmente!
Riassumendo, la chiesa universale è l’intera società di coloro che sono salvati da Cristo. È l’insieme collettivo di tutti i redenti in Cristo, l’intera famiglia della fede. La chiesa universale è composta dai cittadini della Nuova Gerusalemme. L’esistenza della chiesa universale è così espressa nel Credo di Nicea: “Crediamo nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”.
II. MOLTE CHIESE LOCALI
Sebbene vi sia chiaramente solo una chiesa universale, il Nuovo Testamento fa anche menzione di molteplici chiese (al plurale) sparse in varie regioni (Ga 1:2; Ap 1:4) o a varie chiese distinte in diverse città (At 13:1; 1 Ts 1:1). Se vi sono dei gruppi di credenti che si riuniscono in due posti diversi, la Bibbia si riferisce a loro come a due chiese separate. Questo ci porta a un altro impiego della parola chiesa: la chiesa locale, la quale è un sottoinsieme della chiesa universale.
Gesù disse che se un fratello è colto in peccato e rifiuta di pentirsi, uno dei passi nel processo disciplinare è di dirlo “alla chiesa” (Mt 18:17). Era la chiesa locale, non quella universale, a cui Gesù faceva riferimento. È la chiesa locale che ha l’autorità di espellere i membri peccatori, condurre le riunioni regolari, avere anziani riconosciuti ed essere organizzata. Niente di questo è vero della chiesa universale.
Donald Guthrie ha scritto che “il concetto iniziale di chiesa era quello di comunità locali di credenti che si riunivano in un unico posto . Nel Nuovo Testamento, l’importanza del concetto di comunità non può essere mai enfatizzato abbastanza” . Secondo il New Bible Dictionary, “un’ekklesía era una riunione o un’assemblea chiesa non è un sinonimo di “popolo di Dio”; è piuttosto un’attività del ‘popolo di Dio’” . Similmente, qualcuno una volta disse scherzosamente che gli uccelli volano, i pesci nuotano e le chiese si riuniscono. Il concetto è questo: “Se non si riunisce, non è una chiesa locale!”.
Qual è l’espressione appropriata della chiesa locale? È la chiesa in casa o la chiesa della città?
1 La chiesa locale di ampiezza cittadina. Alcuni sostengono che l’espressione appropriata della chiesa locale sia la chiesa organizzata della città, costituita da molteplici comunità domestiche collegate in rete fra loro e che si incontrano tutte insieme, collettivamente. I sostenitori della chiesa della città affermano che è giusto che vi sia soltanto una sola chiesa organizzata per città. Affermano, inoltre, che quest’unica chiesa della città dovrebbe tenere riunioni regolari frequentate da tutti i credenti di quell’unica città.
In definitiva, qualunque cosiddetta “chiesa” in casa assomiglierebbe, in realtà, più a piccoli gruppi comunitari di quartiere o a chiese a cellule semiautonome, tutte sottomesse alla chiesa madre (della città). In pratica, ciò non sarebbe così diverso da una grande chiesa battista che abbia i suoi membri divisi in decine di classi di Scuola Domenicale. Sotto lo schema ideale della chiesa della città, nessun sottoinsieme comunitario cittadino è considerato autonomo, né per quanto riguarda le chiese in casa, né per alcuna chiesa battista, né per la chiesa presbiteriana, né per le assemblee pentecostali. Si suppone che tutte le comunità siano unite sotto l’ombrello organizzato più ampio dell’unica chiesa della città. Si dice che le riunioni della chiesa della città siano il luogo appropriato per le riunioni partecipate alla 1 Corinzi 14, non le chiese in casa. Le riunioni della chiesa della città sembrerebbero essere la forma corretta per celebrare la Cena del Signore. Solo la chiesa della città avrebbe la giurisdizione appropriata per disciplinare un fratello o una sorella. Se la teoria della chiesa organizzata della città è corretta, questa lascia nel modo più assoluto la singola “chiesa” in casa senz’alcuna direttiva scritturale di sorta riguardo a cosa essa dovrebbe fare quando è riunita, o perché dovrebbe perfino esistere.
Su cosa si basa la dottrina della chiesa organizzata della città? Una base per il modello della chiesa della città è dato dagli esempi nel Nuovo Testamento in cui è menzionata solo una chiesa in una particolare città. Ad esempio, Apocalisse 1:4 fa riferimento alle “chiese” (al plurale) nella provincia dell’Asia, e poi si occupa de “la chiesa” (al singolare) in ognuna delle sette città di quella provincia (2:1, 8, 12, 18, ecc.). A gettare benzina sul fuoco della chiesa di ampiezza cittadina è il fatto che il Nuovo Testamento non fa mai riferimento specificamente alle “chiese” (al plurale) all’interno della stessa città. La situazione di Corinto potrebbe essere presentata come un esempio fondamentale del modello di chiesa della città.
IL CASO DI CORINTO
a. Il saluto. Il saluto contenuto in 1 Corinzi 1:2 menziona la “chiesa di Dio che è in Corinto”. Questo saluto suggerisce che c’era una sola chiesa a Corinto, non tante. Secondo la teoria della chiesa della città, dovrebbe esserci soltanto una chiesa in qualunque città, e dev’essere un’entità organizzata con il proprio governo, i propri anziani e le proprie riunioni.
b. La disciplina ecclesiale. In 1 Corinzi 5:4-5, Paolo affrontò il fratello immorale che aveva bisogno di disciplina, scrivendo: “Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con l’autorità del Signore nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana”. Paolo scrisse chiaramente come se vi fosse una riunione di tutta la chiesa lì, a Corinto, di tutti i credenti nello stesso luogo.
c. La Cena del Signore. 1 Corinzi 11b rivela che a Corinto c’erano degli abusi della Cena del Signore. C’erano profonde divisioni di classe. Evidentemente, i ricchi preferivano non mangiare con i poveri, così idearono di arrivare presto nel luogo della riunione. Quando infine vi giungevano anche i poveri, forse dopo il lavoro, i ricchi avevano già cenato. Non restava più cibo. Questo abuso della Cena del Signore non si sarebbe potuto verificare se tutti, ricchi e poveri, fossero stati insieme nella stessa chiesa, riuniti nel medesimo luogo. Chiaramente, essi non si riunivano in posti diversi di Corinto per la Cena del Signore. I ricchi evitavano i poveri mangiando in un orario, non in un luogo diverso.
d. La riunione partecipata. Anche l’ambiente della riunione partecipata implica una riunione della chiesa della città. Ad esempio, 1 Corinzi 14:23 afferma: “Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi?”. La King James è ancora più chiara: “Se dunque tutta la chiesa si riunisce in un unico luogo”.
e. Gi anziani della città. I sostenitori della chiesa della città credono che sia la chiesa cittadina nel suo insieme a dover avere gli anziani, non necessariamente ogni chiesa in casa. In realtà, come può la tipica chiesa in casa produrre realisticamente molteplici anziani? Andando al di là dell’esempio di Corinto, i sostenitori della chiesa della città indicheranno Tito 1:5: “Per questa ragione ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni”. Essi vedono in questo l’incarico di formare un presbiterio di anziani della chiesa della città, non delle chiese in casa. Alcuni vi intravedono perfino l’ascesa di un vescovo al comando e di padri apostolici alla guida della chiesa della città.
2. La chiesa in casa locale. Altri sostengono che la chiesa in casa organizzata sia l’espressione biblica appropriata della chiesa locale, non quella della chiesa di ampiezza cittadina. Da una parte c’è la chiesa universale, e poi, dall’altra, la chiesa in casa locale. C’è la macrochiesa e una microchiesa, ma non una “metrochiesa” .
In che modo i vari testi della chiesa in casa possono conciliarsi per sostenere gli altri testi della chiesa della città? Si può sostenere che qualunque occorrenza del termine chiesa, a parte i riferimenti alla chiesa universale, faccia riferimento a un gruppo di credenti che cercavano davvero di riunirsi tutti in un solo posto per le regolari assemblee ecclesiali. Certamente, cominciando da zero in una nuova città, vi sarebbe stato soltanto un luogo di riunione, ma, crescendo il numero dei credenti, sarebbe cresciuto anche il numero dei luoghi di riunione, e così il numero di chiese all’interno della stessa città. Non è mai stato stabilito che vi fosse solo una riunione di chiesa in casa per città, per sempre.
In altri termini, se gli autori neotestamentari parlavano della chiesa (al singolare) in una particolare città, era semplicemente perché si dava semplicemente il caso che vi fosse una sola comunità, un solo luogo di riunione in quel momento della storia e in quella città. Ecco il parere di Mark Galli, il direttore della rivista “Christian History”: “Nel 100 d.C., i cristiani ammontavano solo a 7.000 persone, appena lo 0,0034% dell’Impero Romano” . Non sorprende che, a quei tempi, vi fosse solo una congregazione per città. Eppure, col tempo, ci si aspettava che ogni chiesa fondata inizialmente moltiplicasse, alla fine, i luoghi di riunione, avviando così molteplici chiese organizzate in quella città anziché restare una sola chiesa in casa.
Quant’era grande la chiesa di Corinto? Qualunque fosse la sua grandezza, tutti i suoi membri erano chiaramente in grado di riunirsi in un unico posto per tenere una riunione plenaria e partecipata, celebrando tutti reciprocamente la Cena del Signore, e praticare collettivamente la disciplina ecclesiale. Eppure, si trattava ancora solo di una singola chiesa in casa. Nella sua lettera ai Romani, scritta da Corinto, Paolo disse: “Gaio, che ospita me e tutta la chiesa, vi saluta” (Rm 16:23). Sembra che questa fosse una chiesa in casa enorme, ma nondimeno una chiesa in casa, visto che Gaio era in grado di ospitare l’intera chiesa di Corinto.
Qual è la prova che la chiesa in casa sia l’espressione appropriata della chiesa locale? È il fatto che, fatta forse eccezione per il portico di Salomone, ogniqualvolta il Nuovo Testamento dica chiaramente dove si riuniva regolarmente una chiesa locale, si tratta di una casa privata. Se facciamo una ricerca nella storia della chiesa, scopriamo che i cristiani primitivi continuarono a riunirsi nelle abitazioni private per i successivi duecento anni (per tutto il tempo trascorso da quando gli Stati Uniti sono diventati una nazione). Dove si sarebbe riunita questa presunta chiesa d’ampiezza cittadina, se per secoli il luogo di ritrovo principale per le riunioni ecclesiali è stato il soggiorno di qualcuno?
G.F. Snyder, in Church Life Before Constantine (La vita ecclesiale prima di Costantino), ha scritto che “la Chiesa neotestamentaria è cominciata come piccoli gruppi in casa […] ed è rimasta tale fino alla fine del III sec. Non esistono alcune prove di luoghi di riunione più ampi prima del 300” . Quelle prime chiese in casa crebbero eccome, e, anziché trovare luoghi sempre più ampi per tenere le loro riunioni, cominciarono invece nuove chiese in casa all’interno della stessa città. Questo fatto sembra essere in contrasto con la teoria della chiesa della città come entità organizzata. Le chiese in casa cui si fa riferimento nel Nuovo Testamento sembrano essere chiese genuine, sincere nel proprio diritto, non semplici gruppi cellulari e non solo gruppi comunitari.
I propugnatori della chiesa della città sostengono che l’ideale sarebbe che le chiese si dividano solo a motivo della distanza, così come stabiliscono i limiti cittadini (geografici). Quanti sostengono che la chiesa in casa sia il modello corretto per la chiesa locale riconoscono che la divisione geografica sia vera in teoria, ma considerano i limiti cittadini un confine errato. Essi sostengono un diverso fattore di separazione: i confini delle mura domestiche, della superficie di un soggiorno, della geografia nel senso di metri anziché di chilometri quadrati. Se i credenti non riescono a riunirsi tutti in una sola casa, è il momento di cominciare una nuova chiesa. Il limite è la misura di un comune soggiorno.
In che modo questi riferimenti alle chiese in casa si collegano alle occasionali affermazioni bibliche relative alla chiesa (al singolare) in una città? È davvero possibile che la Bibbia parli de “la chiesa” in una certa città semplicemente perché, a quel tempo, c’era soltanto un’assemblea in quella città? Se vi fossero state parecchie congregazioni, non sarebbe stato più appropriato far riferimento alle chiese anziché alla chiesa di quella città? Considerate il caso di Roma.
IL CASO DI ROMA
La maggior parte delle epistole del Nuovo Testamento non contengono saluti a “la chiesa” in una certa città. Nel salutare i credenti di Roma, ad esempio, Paolo scrisse: “A voi tutti che siete in Roma, amati da Dio, chiamati santi” (Ro 1:7, ND). Egli non salutò “la” chiesa di Roma in quanto tale. In effetti, il Nuovo Testamento non fa mai riferimento a “la” chiesa di Roma. Forse perché c’era più di una congregazione a Roma?
Aquila e Priscilla (Prisca) erano una coppia di Ebrei che vivevano a Roma. Quando scrisse la sua lettera ai credenti di Roma, Paolo non vi era mai stato, ma conosceva questa coppia da quando, in passato, essi avevano vissuto a Corinto e a Efeso. Pertanto, Paolo li salutò nella sua lettera quando scrisse ai santi di Roma, dicendo: “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù. […] Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro” (Rm 16:3-5).
Qual è la differenza fra “voi tutti che siete in Roma” (Rm 1:7, ND) e “la chiesa che si riunisce in casa loro” (Rm 16:3-5)? La chiesa che si riuniva in casa di Prisca e Aquila fu scelta in modo speciale per i saluti come una chiesa distinta, un sottoinsieme di “voi tutti che siete in Roma”. Paolo non avrebbe dovuto specificare quale chiesa stesse salutando a meno che a Roma non vi fosse più di una chiesa. “Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro” (mio il grassetto) in contrapposizione alle chiese nelle case di altre persone di Roma.
Evidentemente, a Roma c’era un considerevole numero di credenti, molti di più che a Corinto, e si riunivano in più di un posto in ogni Giorno del Signore. Ad esempio, in Romani 16:14 c’è un saluto espresso ad “Asincrito, Flegonte, Erme, Patroba, Erma, e i fratelli che sono con loro”. Chi erano i fratelli che erano “con” loro? Probabilmente, il resto di un’altra chiesa che si riuniva con loro.
Considerate anche Romani 16:15: “Salutate Filologo e Giulia, Nereo e sua sorella, Olimpa e tutti i santi che sono con loro”. Chi erano i santi che erano “con” loro? Questo indica fortemente che tali santi fossero con loro ancora in un’altra chiesa di Roma, diversa da quella dei “fratelli” che si riunivano con Asincrito e gli altri, e anche separata dalla chiesa che si riuniva in casa di Priscilla e Aquila.
È possibile avanzare la tesi che vi fossero almeno tre diversi luoghi di riunione per i credenti di Roma, che costituivano almeno tre separate chiese. Considerate anche che Paolo salutava per nome solo chi conosceva già. Indubbiamente, quando egli scrisse, a Roma stavano funzionando molte altre chiese in casa che Paolo non conosceva personalmente.
L’ESEMPIO DI GERUSALEMME: METRO O MICRO?
Applichiamo tutto questo alla chiesa di Gerusalemme, la quale è uno dei pochi esempi in cui la Bibbia fa effettivamente riferimento a una sola chiesa in una città (At 8:1). Probabilmente, questo è dovuto semplicemente al fatto che i credenti si riunivano tutti in un unico luogo. La chiesa di Gerusalemme era davvero una singola entità organizzata. Ad esempio, Atti 2:1 riporta che “tutti erano insieme nello stesso luogo”. Atti 6:1-2a afferma che “i dodici [convocarono] la moltitudine dei discepoli”.
Diversamente da quella di Corinto, la chiesa di Gerusalemme non era affatto una chiesa in casa (sebbene i credenti mangiassero insieme in varie case [At 2:46]). A Pentecoste, circa tremila persone (At 2:41) furono aggiunte agli originari centoventi credenti (At 1:15). Poi, Atti 4:4 ci dice che “molti di coloro che avevano udito la Parola credettero; e il numero degli uomini salì a circa cinquemila”. Successivamente, Luca ci informa dicendo: “il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede” (At 6:7). La chiesa di Gerusalemme era una grande chiesa, persino in linea con i criteri odierni. Era una megachiesa!
Dove si riunivano così tante persone? Risponde Atti 5:12: “Tutti di comune accordo si ritrovavano sotto il portico di Salomone”. Il portico di Salomone era una grande area di riunione, un tetto sostenuto da colonne a intervalli regolari, con i lati aperti. Era un portico, ossia una veranda. Questo accadeva prima della persecuzione che successivamente colpì la chiesa di Gerusalemme e impedì tali riunioni di massa.
Nelle nostre chiese di oggi, dovremmo copiare l’esempio di Gerusalemme? (Se così fosse, ciò farebbe da parallelo al concetto delle chiese in casa). La risposta è sia sì sia no. In circostanze simili, sì. Ma le loro circostanze erano uniche, e non rappresentative delle nostre. Pertanto, praticamente, normalmente ed effettivamente, no. Troppo spesso, la chiesa moderna ha lasciato che questa eccezione diventasse la regola. Questa situazione di Gerusalemme era unica per parecchi motivi.
Primo, la chiesa di Gerusalemme fu la primissima chiesa ed era nella sua infanzia. Era nello stadio della culla. Come ha fatto notare Harvey Bluedorn: “C’erano molte cose da sviluppare ancora. Questo era interamente un nuovo progetto di costruzione, e non dobbiamo confondere le impalcature e le attrezzature per la costruzione con la costruzione stessa” .
Secondo, la chiesa di Gerusalemme era composta esclusivamente da neoconvertiti Giudei. In quanto tali, essi mantenevano un profondo attaccamento alle cose del vecchio patto, inclusa l’adorazione nel tempio. Per citare ancora Bluedorn: “La chiesa di Gerusalemme era composta solo da circoncisi giudei che avevano vissuto per tutta la vita sotto la legge e intorno al tempio. Essi erano culturalmente dediti a un modo di vivere basato su una legge amministrativa che sarebbe giurisdizionalmente scomparsa. Essi dovevano avviare, adesso, la transizione per distruggere la cultura immatura della conformazione esteriore legata al vecchio patto e, allo stesso tempo, portare avanti la cultura della trasformazione interiore legata al nuovo patto. Ci furono molti sacerdoti convertiti che erano ancora attaccati con zelo alla legge, quindi deboli nella coscienza e impediti nel maturare secondo il Vangelo. A Gerusalemme furono fatti molti adattamenti culturali che oggi non sarebbe nemmeno verosimile prendere in considerazione” .
Terzo, la chiesa di Gerusalemme dovette immediatamente fra fronte a un numero immenso di convertiti: migliaia. Molti di loro erano pellegrini religiosi, visitatori temporanei, che erano andati a Gerusalemme per osservare la Pasqua e la Pentecoste. Giuseppe Flavio riferì che la popolazione della città era solita aumentare di molte volte rispetto alle sue dimensioni normali. Luca lo dice in questo modo: “Or a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il cielo. […] Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi” (At 2:5-11). Alla fine, questi neoconvertiti dovettero tornarsene a casa. Nel frattempo, però, tutte queste numerose persone dovettero essere discepolate, istruite e radicate nella fede. Come si gestiscono tremila Giudei di molte nazioni improvvisamente convertitisi a Gerusalemme (At 2:5-11,41), più diverse migliaia di residenti locali convertitisi non molto tempo dopo (At 4:4)? C’erano solo dodici apostoli appositamente addestrati e designati!
Per poter ammaestrare velocemente così tanti neoconvertiti, la chiesa doveva avere grandi riunioni. Perciò essi “erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli” (At 2:42) e s’incontravano quotidianamente nei cortili del tempio (At 2:46). Questa fu anche l’èra della loro volontaria messa in comune dei beni (At 4:32-35), un’elargizione unica in risposta a quest’unico bisogno pratico. Questo non fu ripetuto come modello nelle altre chiese che vennero successivamente all’esistenza. La norma è quella delle microchiese, non delle megachiese, e la proprietà privata, non la messa in comune dei beni.
Immaginate semplicemente questo: migliaia di nuovi credenti che non hanno letteralmente alcun posto sulla terra dove andare per essere addestrati, eccetto lì, a Gerusalemme. Il tempo a disposizione per addestrarli stava per scadere. Alla fine, essi dovevano andarsene a casa. Situazioni straordinarie richiedono azioni straordinarie: riunioni di massa e messa in comune dei beni. Se tutti i Mormoni di Salt Lake City dovessero improvvisamente nascere di nuovo e giungessero a un’autentica fede salvifica nel Signore Gesù, anche questa sarebbe una situazione unica che richiederebbe delle misure straordinarie da parte della vera chiesa.
Queste grandi riunioni nel cortile del tempio non durarono a lungo, perché non solo i pellegrini alla fine partirono, ma anche i residenti locali alla fine se ne andarono, essendovi costretti, così come riferisce Luca: “[…] Vi fu in quel tempo una grande persecuzione contro la chiesa che era in Gerusalemme. Tutti furono dispersi per le regioni della Giudea e della Samaria […]” (Ac 8:1).
Anni dopo, quello che rimase della chiesa gerosolimitana tenne ancora un’altra riunione plenaria. Questo è riportato in Atti 15, durante il Concilio di Gerusalemme: “Tutta l’assemblea tacque e stava ad ascoltare Barnaba e Paolo, che raccontavano quali segni e prodigi Dio aveva fatti per mezzo di loro tra i pagani” (At 15:12). Luca riferisce che “parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa […]” (At 15:22). Questa era una chiesa grandemente troncata, non migliaia di persone come prima.
(Come nota a margine, anche il Concilio di Gerusalemme stesso fu un avvenimento assolutamente unico per il fatto che si doveva decidere sulla natura stessa del messaggio evangelico. Il problema era questo: “È sufficiente la fede in Gesù, oppure le persone devono essere anche circoncise?”. Gli apostoli originari erano ancora Gerusalemme ed erano il criterio, la norma per la dottrina. Il falso Vangelo della circoncisione doveva essere condannato e il Vero vangelo affermato e difeso. I Dodici erano gli uomini che potevano fare proprio questo. Erano stati scelti e addestrati da Gesù per rappresentarLo sulla terra in un modo speciale come nessun altro, da allora, è stato qualificato a fare. Non che la chiesa di Gerusalemme avesse autorità sulle altre chiese. Invece, dagli apostoli, unitamente alla chiesa gerosolimitana, procedette una lettera autorevole che condannava l’esigenza della circoncisione).
LA CHIESA DELL GIUDEA, DELLA GALILEA E DELLA SAMARIA?
Il normale modello biblico è di far riferimento alle chiese (al plurale) all’interno di una regione (At 15:41; 1 Cor 16:1, 9; 2 Cor 8:1; Gal 1:2). Di conseguenza, in Atti 9:31, la Nuova Diodati recita: “Così le chiese in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria”. Tuttavia, la Nuova Riveduta rende questo stesso testo con la parola chiesa al singolare: “Così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace, ed era edificata”. Qual è la lettura giusta: chiesa o chiese?
Ci sono diversi testi greci sottostanti a giustificare tale differenza. Se “chiesa” (al singolare) è la lettura corretta, allora questo sarebbe l’unico riferimento in tutta la Bibbia a una chiesa regionale. Eppure, sebbene questa sia la lettura corretta, si può sostenere che ciò si riferisca specificamente alla chiesa sparpagliatasi da Gerusalemme. La chiesa gerosolimitana era l’unica chiesa nel mondo intero. Quella chiesa originaria fu perseguitata così ferocemente che furono dispersi “tutti […] salvo gli apostoli” (Atti 8:1). Dove andò la chiesa? Per tutta la Giudea e la Samaria (At 8:1). Perciò, “la chiesa” per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria (9:31) si riferisce probabilmente alla chiesa dispersa di Gerusalemme. Una prova ulteriore che Atti 9:31 si riferisca alla chiesa gerosolimitana dispersa si trova in Galati 1:22. Scritto anni dopo che la chiesa gerosolimitana venne dispersa, Galati 1:22 ritorna al normale uso e fa riferimento alle “chiese” (al plurale) della Giudea. Questo suggerisce che sorsero in Giudea chiese funzionanti, locali e indigene durante gli anni successivi alla dispersione. I profughi della Chiesa di Gerusalemme cominciarono nuove chiese nelle zone in cui fuggirono.
Eppure, è anche possibile che Luca si riferisse astrattamente a tutti i credenti di quelle regioni. Similmente, noi potremmo dire: “In Cina, la chiesa è perseguitata”. Non esiste un’unica chiesa organizzata in Cina in cui sono coinvolti tutti i credenti; è una realtà astratta. Sia la chiesa in Cina sia quella in Giudea sono sottoinsiemi astratti dell’unica chiesa universale. La Bibbia non parla di una chiesa regionale organizzata, come non parla neanche di una chiesa universale organizzata. Esistono esempi di chiese locali organizzate (al plurale) all’interno di una regione (come Galati 1:2), ma nessun esempio di alcuna chiesa regionale organizzata. Non c’è alcuna base biblica che giustifichi il fatto di avere una chiesa la cui organizzazione o autorità terrena si estenda al di là della propria congregazione locale. Non esiste una base biblica per una chiesa globale organizzata (come pretende la Chiesa Cattolica Romana), e nemmeno una chiesa organizzata regionalmente (come la Chiesa di Scozia o la Chiesa d’Inghilterra o la Chiesa Ortodossa Russa).
Pertanto, la differenza nei manoscritti greci soggiacente ad Atti 9:31 potrebbe permettere di prendere in considerazione un possibile modo alternativo di considerare la chiesa della città: un’unica chiesa astratta in ogni città composta da molte chiese in casa locali e organizzate. Presupponendo che ogni chiesa in casa debba essere la corretta espressione della chiesa locale, i credenti dovrebbero ancora considerarsi parte della chiesa più ampia nella loro città. La chiesa della città dovrebbe esistere nelle nostre menti come una realtà astratta, ma senza alcuna organizzazione o autorità terrena intenzionale. Il nostro atteggiamento dovrebbe essere che esiste davvero un’unica chiesa per città, e che noi ne siamo parte integrante. Eppure, è la chiesa in casa l’appropriata unità organizzativa della chiesa locale, non la chiesa della città.
Per riassumere, la chiesa universale è una realtà astratta; la chiesa regionale è una realtà astratta; e la chiesa di ampiezza cittadina è una realtà astratta. Nessuna di queste tre ha alcun modello biblico per l’organizzazione, le riunioni o l’autorità. Nell’applicazione pratica, credere nella chiesa della città astratta significa cooperare con altre vere chiese in iniziative comuni (beneficenza, preghiera o evangelizzazione), così come Paolo raccolse un’offerta dalla chiesa universale per aiutare la chiesa locale di Gerusalemme. La chiesa della città astratta significa essere cementati insieme nel vincolo dell’amore con tutti i credenti della vostra città. La chiesa della città astratta significa accettare tutti i credenti della vostra città, a prescindere dal fatto che essi siano battisti, metodisti, presbiteriani o altro. Questo consente anche agli anziani di ogni città di cooperare insieme in una forma libera di presbiterio.
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA CHIESA DELLA CITTÀ
1. Come farebbe la chiesa di ampiezza cittadina di una grande città a tenere una sessione plenaria? Ci sono più persone a Londra che in tutti gli altri paesi europei. A Londra ci sono stati credenti sin dai tempi dei Romani, e adesso il numero dei cristiani di lì è indubbiamente elevato. Persino Watchman Nee, accanito sostenitore della chiesa della città, ammise che città come Londra avrebbero dovuto essere suddivise in unità inferiori per qualcosa come le “chiese distrettuali” o le “chiese secondo il codice postale”. Eppure, se la chiesa della città è davvero la norma biblica, che autorità abbiamo di manomettere questo e suddividere Londra in unità inferiori?
2. Sono trascorsi duemila anni da quando fu scritto il Nuovo Testamento. Molte chiese antiche hanno smesso di essere tali e, invece, sono diventate sinagoghe di Satana. Altre chiese sono piene di membri non rigenerati, di cosiddetti fratelli che vivono apertamente in peccato — quindi lo sanno tutti — eppure non sono estromessi dalla comunità. Alcune congregazioni hanno pastori omosessuali. Altre hanno anziani che negano la Trinità, la nascita verginale o l’opera propiziatrice di Cristo sulla croce. Dobbiamo unirci a simili cosiddetti fratelli nello sforzo di avere una chiesa di ampiezza cittadina? Indubbiamente, chi sostiene la chiesa della città risponderebbe dicendo che solo i veri credenti sarebbero coinvolti nella chiesa della città. Ma chi dovrebbe stabilire una cosa simile? Il potenziale per le lotte, il risentimento e la divisione è grande. Un gruppo di credenti di Atlanta che sostiene il concetto di chiesa della città ha costruito un grande edificio con un’insegna esterna che strombazza: “La chiesa di Atlanta si riunisce qui”. Quanto arrogante e settario quell’insegna deve sembrare alle migliaia di altri credenti della città di Atlanta che non si riuniscono lì come chiesa di domenica!
La cosa ironica è che i sostenitori della chiesa della città affrontano lo stesso tipo di problema affrontato dai grandi Riformatori: separare i veri credenti dai non credenti all’interno delle chiese sponsorizzate dallo stato. Essi se ne vennero con la “Ecclesiola in Ecclesia”, la chiesetta di grano all’interno della più ampia chiesa di zizzanie. La storia insegna che raramente tali tentativi di riforma interna hanno avuto successo .
3. In una singola grande chiesa di ampiezza cittadina, come potrà il popolo di Dio essere protetto dalle prime donne, dai lupi in vesti da pecore o dalle false dottrine? Sebbene una chiesa di qualunque dimensione affronti questo problema, con lo scenario della chiesa della città si finirebbe probabilmente con problemi simili a quelli accaduti nella Chiesa Cattolica Romana. Quando va male il vertice, va male tutta la struttura sottostante. Con le chiese in casa decentralizzate, quando una va male, le altre sono più isolate dall’errore.
4. Alcuni stanno già abusando del concetto di chiesa della città come scusa per svolazzare in giro di chiesa in casa in chiesa in casa, domenica dopo domenica, come zingari spirituali che non danno conto a nessuno. Considerandosi membri della chiesa in generale, non sanno che farsene delle realtà terrene dell’“a vicenda” con lo stesso gruppo di credenti ogni settimana. Altri hanno trasformato creativamente il concetto di chiesa della città in una scusa per fare qualunque cosa vogliano. Per loro, la chiesa della città è essenzialmente chiesa senza definizione.
5. Le riunioni ecclesiali devono essere incentrate sulla Cena del Signore come pasto completo di comunione seguito dalla riunione partecipata. Una delle cose che fanno le famiglie è mangiare insieme. La chiesa dev’essere come una famiglia e deve mangiare insieme. Questo si fa meglio in una cornice familiare con quelle poche persone con cui ci si può davvero conoscere e sia possibile mantenere i rapporti. Se sono presenti troppe persone, si perde l’intimità.
Quand’ero in seminario, ero part-time nello staff di una chiesa con più di 14.000 membri. Avevamo una cena il mercoledì sera nei locali della chiesa in una grande sala con file e file di tavoli. Nonostante facessi parte dello staff, non conoscevo il 90% delle persone di lì! Il pasto di comunione era molto simile ad andare al ristorante. Era assai impersonale e istituzionale. Come potrebbe essere molto diversa una celebrazione cittadina della Cena del Signore?
6. Un altro ingrediente della riunione ecclesiale nel Giorno del Signore è la riunione partecipata (1 Cor 14), che non dovrebbe essere un “one-man show” [lo spettacolo di un singolo attore] o un “culto” in quanto tale. Le assemblee inferiori facilitano maggiormente le riunioni partecipate. Le assemblee più grandi sono più adatte all’approccio della conferenza. Se a ognuno dei fratelli viene realisticamente permesso di parlare alle riunioni (1 Cor 14:23), sarà necessario una riunione inferiore anziché maggiore. Se ogni settimana andate alla riunione con qualcosa che credete che il Signore voglia che condividiate, ma se una settimana dopo l’altra tornate a casa senza aver avuto la possibilità di farlo perché gli altri, lì, che condividono sono talmente tanti, la vostra riunione potrebbe essere diventata troppo grande. Come potrebbe fare, realisticamente, una chiesa di ampiezza cittadina a tenere le riunioni alla 1 Corinzi 14, con centinaia o perfino migliaia di persone presenti?
7. Giacomo 5:16 insegna: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri”. Galati 6:1-2 richiede quanto segue: “Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato. Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo”. C’era intimità nella chiesa primitiva, e i primi credenti rendevano conto a vicenda mediante queste relazione. In una grande chiesa è facile perdersi nella folla. Se non ci siete, non si sentirà la vostra mancanza. Il vostro contributo alla chiesa è come un litro in più di acqua che scorre sotto il London Bridge. Se siete in peccato, potete più facilmente passarla liscia perché nessuno sa che cosa sta succedendo nella vostra vita; la chiesa è troppo impersonale. Gesù ha insegnato chiaramente che dobbiamo essere un insieme di persone che praticano la santità e l’ubbidienza. Il processo delineato da Gesù per affrontare i disubbidienti si trova in Matteo 18. Questo processo funziona bene in un gruppo inferiore dove tutti si conoscono a vicenda (le chiese in casa), ma diventa sempre meno pratico quando una chiesa locale aumenta di dimensioni (la chiesa di ampiezza cittadina).
8. Il Nuovo Testamento è pieno di comandi su “gli uni gli altri”, i quali presuppongono tutti le relazioni amichevoli: “Siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente”; “abbiate tra di voi un medesimo sentimento”; “[amatevi] gli uni gli altri”; “accoglietevi gli uni gli altri”; “[ammonitevi] a vicenda”; “[abbiate cura gli uni per gli altri]”; “servite gli uni agli altri”; “portate i pesi gli uni degli altri”; “[sopportatevi] gli uni gli altri con amore”; “siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda”; “[sottomettetevi] gli uni agli altri nel timore di Cristo”; “incoraggiatevi […] gli uni gli altri”; “esortatevi a vicenda”; “facciamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci all’amore e alle buone opere” (Rm 12:10; 12:16; 13:8; 15:7; 15:14; 1 Cor 12:25; Gal 5:13; 6:2; Ef 4:2; 4:32; 5:21; 1 Ts 4:18; Eb 3:13; 10:24). È la chiesa in casa locale, non la chiesa di ampiezza cittadina, il luogo migliore per attuarlo.
9. Se gli apostoli hanno insegnato o lasciato l’esempio chiaramente riguardo a qualcosa, non dovrebbero esserci dubbi su cosa fare. Se gli apostoli non fossero stati precisi, allora ci sarebbe libertà. Il pericolo della chiesa della città risiede nel fatto di rendere obbligatoria una struttura artificiale su cui il Nuovo Testamento non dice niente.
RIASSUNTO
La chiesa della città è, tutt’al più, un sottoinsieme astratto della chiesa universale. L’espressione appropriata della chiesa locale organizzata è la chiesa in casa, non la chiesa della città. Quest’ultima è un atteggiamento più che un’entità. La convinzione filosofica nella chiesa della città dovrebbe scaturire in un atteggiamento di cooperazione con altre chiese nell’evangelizzazione, la beneficenza, la preghiera, l’adorazione e l’addestramento, per amore di tutti i fratelli e nell’interesse di tutti i credenti al di fuori della nostra comunità. Pensare alla chiesa della città ci aiuta a sconfiggere le divisioni e a creare unità con gli altri credenti della nostra città.
Quanti adottano inizialmente le idee di questo libro concentreranno, naturalmente, molto del loro tempo e della loro attenzione su come cominciare e mantenere la loro prima chiesa in casa. Eppure, i nostri pensieri non devono fermarsi dopo che la prima chiesa sia stata istituita con successo. Una chiesa in casa isolata, tutta sola, presto potrà diventare introversa, monastica e malata. La verità dell’esistenza della chiesa universale significa che abbiamo davvero bisogno di pensare a livello globale e agire a livello locale. Di conseguenza, l’accettazione filosofica della chiesa della città impone che anche noi pensiamo a livello cittadino e agiamo a livello locale. La teoria della chiesa della città suggerisce, come minimo, che non dobbiamo accontentarci di una sola chiesa in casa, ma piuttosto concentrare le nostre vedute su una città piena di chiese in casa locali autonome, eppure che cooperano fra loro.
Steve Atkerson
16/07/’07
(trad. Antonio Morlino)
11/09/’07
NOTE
- JOHN WESLEY, Journal of John Wesley, Chicago, Moody Press, 1951.
- DONALD GUTHRIE, New Testament Theology, Downers Grove, Inter Varsity Press, 1988, p. 788.
- D.W.B. ROBINSON, Church in The New Bible Dictionary, a cura di J.D. DOUGLAS, Wheaton, Tyndale House Publishers, 19822, p. 205.
- Nel senso di metropolitana, cittadina (N.d.T.).
- MARK GALLI, Adventures in Time Travel, in “Discipleship Journal”, n. 106, luglio-agosto 1998.
- G.F. SNYDER, Church Life Before Constantine, Macon, Mercer University Press, 1991, p. 166.
- HARVEY BLUDORN, corrispondenza privata.
- Ibid.
- MARTIN LLOYD-JONES, Approaches to the Reformation of the Church, “Puritan and Westminster Conference” nel 1965.