IL MINISTERO DEGLI ANZIANI
[THE MINISTRY OF ELDERS]In questo libro, si è sostenuto precedentemente che l’ideale è il governo basato sull’unanimità dell’intera congregazione, e che le chiese dovrebbero essere guidate anziché comandate dagli anziani. Se le cose stanno davvero così, gli anziani sono davvero necessari in una chiesa? Che funzione svolgono?
I VANTAGGI DI AVERE GLI ANZIANI
Sarebbe un gravissimo errore giungere alla conclusione che gli anziani non siano importanti per la vita di una chiesa. Paolo avvertì che si sarebbero introdotti “lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge” (At 20:29). Alcuni lupi sono scismatici, altri promuovono la falsa dottrina e altri ancora praticano l’immoralità. Troppo spesso, le chiese in casa senza anziani qualificati cadono in una sorta di malessere spirituale. Nessuno si assume la responsabilità della guida. Non c’è alcun “uomo di riferimento” che dia indicazioni. Le cose vanno semplicemente avanti. Il discepolato è minimo. In molti casi, diventa il caso di ciechi che guidano altri ciechi. L’ignoranza condivisa nell’“insegnamento” diventa la norma. I peccati evidenti sono trascurati. Non si affrontano i problemi sociali. La chiesa può diventare vulnerabile ai lupi in vesti da pecore.
Nella battaglia delle Midway, durante la Seconda Guerra Mondiale, una squadrone americano solitario di cacciatorpedinieri (VT-8) attaccò dalla nave portaerei Hornet la flotta d’invasione giapponese. Tragicamente, allo squadrone fu ordinato di attaccare senza munizioni da combattimento. Come “la carica della brigata leggera” 1 , l’attacco si rivelò un suicidio. Sopravvisse solo un aviatore. Gli anziani sono per la chiesa quello che gli aerei da combattimento americani avrebbero dovuto essere per i bombardieri: protezione. Un ministero importante che offrono gli anziani è la difesa dai lupi rapaci. Ad esempio, gli anziani sono uomini che possono “confutare” chi contraddice la sana dottrina (Tt 1:9, CEI).
La realtà di questa situazione è che le chiese in casa non rappresentano ancora la corrente principale del Cristianesimo occidentale. In quanto tale, una chiesa in casa attirerà probabilmente qualunque eretico, ribelle e disadattato sociale che giri liberamente nella zona. Senza gli anziani disposti a stare davanti al cancello per intercettare e affrontare tali persone, una chiesa in casa è particolarmente vulnerabile alle ingiurie, ai conflitti, alla frustrazione e perfino allo sbandamento.
Oltre a difendere dai lupi, gli anziani servono il corpo in molti altri modi. Sotto diversi aspetti, una chiesa senza un anziano assomiglia molto a una famiglia senza un padre. Gli anziani qualificati forniscono direttive, insegnano, discepolano, aiutano la chiesa a raggiungere l’unanimità, promuovono la crescita dei santi verso la maturità, addestrano i futuri conduttori, guidano con l’esempio e difendono la verità (At 20:25-31; Ef 4:11-13; 1Tm 1:3; 3:4-5; 5:17; 6:20; 2 Tm 1:13-14; 2:2, 15; 3:16-17; 4:2-4; Tt 1:9, 13; 2:15 ed Eb 13:17). I conduttori ecclesiali sono uomini di carattere maturo che sorvegliano, pasturano, insegnano, addestrano e preparano. Di quando in quando avranno bisogno di richiamare gli ostinati a sottomettersi alla loro guida (Eb 13:17).
L’UNANIMITÀ DI UNA CONGREGAZIONE GUIDATA DAGLI ANZIANI
Un ministero importantissimo provveduto dagli anziani è quello della guida. Siamo tutti d’accordo che il Signore Gesù è il capo della chiesa (Col 1:15-20). Perciò, in ultima istanza la chiesa è una dittatura (o una teocrazia) governata da Cristo attraverso la Sua Parola scritta e l’influsso dello Spirito Santo (Gv 14:25-27; 16:12-15; At 2:42; Ef 2:19-22; 1 Tm 3:14-15). Una volta che seguiamo l’organigramma organizzativo dal capo in giù, dove arriva la linea gerarchica?
Parlando agli anziani della chiesa efesina, Paolo disse: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue” (20:17, 28). L’impiego dei termini “vescovi” e “pascere” suggerisce certamente una posizione di sorveglianza per gli anziani. Quando scrisse a Timoteo riguardo alle qualifiche per un anziano, Paolo chiese: “Se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?” (1 Tm 3:5). Anche questo implica un ruolo di conduzione per gli anziani. Pietro disse agli anziani: “Pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo” (1 Pt 5:2). Ancora una volta, gli anziani sono raffigurati come guide.
1 Timoteo 5:17 fa riferimento agli anziani che dirigono bene gli affari della chiesa. 1 Tessalonicesi 5:12 chiede ai fratelli di avere riguardo per coloro “che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono”. Ebrei 13:7 comanda: “Ricordatevi dei vostri conduttori”. In conseguenza di questo, Ebrei 13:17 aggiunge: “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve renderne conto”. Tutto ciò indica che devono esserci conduttori umani nella chiesa, ai quali il più delle volte si fa riferimento chiamandoli anziani o vescovi.
Quanto alla differenza tra anziano, vescovo e pastore, un esame di Atti 20:17, 28-30; Tito 1:5-7 e 1 Pietro 5:1-3 mostrerà l’impiego sinonimico di queste parole. Tutte e tre si riferiscono alla stessa persona o al medesimo ministero. Qualunque distinzione moderna fra loro è puramente artificiale e senza giustificazione biblica.
I riferimenti biblici al “governare” da parte dei vescovi, se presi isolatamente, potrebbero portare facilmente a una concezione errata del modo in cui dovrebbe funzionare il governo degli anziani. Non è un’equazione così semplice come sembra a prima vista. Considerate i passi della disciplina ecclesiale in Matteo 18:15-17, un brano che fa riferimento al processo decisionale di una chiesa (cfr. anche 1 Corinzi 5:1-5; Galati 6:1). Notate che dev’essere coinvolta l’intera congregazione nella decisione di esercitare disciplina. Notate anche che non vengono scelti in particolar modo i conduttori per esaminare i casi, prima di raggiungere la riunione aperta, né per eseguire la disciplina da soli. È una decisione congregazionale.
Questo processo collettivo s’intravede anche in Atti 1:15-26. L’apostolo Pietro pose alla chiesa nel suo insieme il problema di trovare un sostituto a Giuda. In Atti 6:1-6 gli apostoli si rivolsero alla “moltitudine dei discepoli” (6:2) e chiesero loro di scegliere degli amministratori per il sistema previdenziale della chiesa. Entrambi questi esempi indicano il coinvolgimento congregazionale.
Paolo scrisse a “tutti” (1:7, ND) i santi in Roma, e non fece alcuna menzione speciale degli anziani. Le lettere ai Corinzi furono rivolte all’intera “chiesa” (1 Cor 1:2; 2 Cor 1:1). Ancora una volta, non si mette assolutamente l’accento sui vescovi. Questo è quanto più sorprendente quando si considera che la lettera ai Corinzi tratta della disciplina ecclesiale, del matrimonio, della Cena del Signore e delle riunioni partecipate. Il saluto di Galati 1:2 si concentra sulle “chiese” della Galazia. Il messaggio non era filtrato dapprima attraverso i conduttori. I “santi che sono in Efeso” (1:1) erano i destinatari di quella lettera (Ef 1:1). In Filippesi 1:1 i santi sono messi sullo stesso piano dei vescovi e dei diaconi, che vengono menzionati alla fine in un saluto. In Colossesi 1:2, il saluto fu rivolto ai “santi e fedeli fratelli in Cristo”. Tutto questo implica che gli anziani erano essi stessi delle pecore, un sottoinsieme della chiesa in generale. Non esisteva la distinzione fra clero e laici.
Quest’enfasi mancata sulla conduzione si vede anche in 1 Tessalonicesi 1:1; 2 Tessalonicesi 1:1; Giacomo 1:1; 1 Pietro 1:1; 2 Pietro 1:1; 1 Giovanni 2:1, 7 e Giuda 1:1. In effetti, l’epistola agli Ebrei fu scritta a un gruppo di credenti e fu soltanto all’ultimissimo capitolo che l’autore chiese loro: “Salutate tutti i vostri conduttori” (13:24). Egli non li salutò nemmeno direttamente!
Si potrebbe comprendere molto dal modo in cui gli autori neotestametari si rivolsero direttamente alle intere chiese. Essi si diedero molto da fare per influenzare le truppe ordinarie di credenti. Gli apostoli non urlavano semplicemente ordini e non emettevano solo comandi (come potrebbe fare un comandante militare). Invece, trattavano gli altri credenti da eguali e si rivolgevano loro direttamente in quanto tali. Indubbiamente, i conduttori ecclesiali locali erano guidati in modo assai simile. La loro principale autorità risiedeva nella capacità di influenzare con la verità. Il rispetto che ricevevano era guadagnato onestamente. Era il contrario dell’autorità militare in cui i soldati rispettano il rango, me non necessariamente l’uomo.
Ebrei 13:7 riflette il fatto che lo stile di conduzione impiegato dai conduttori ecclesiali sia anzitutto di guida mediante l’esempio: “Ricordatevi dei vostri conduttori […] e considerando quale sia stata la fine della loro vita, imitate la loro fede”. Secondo questa stessa linea, 1 Tessalonicesi 5:12-13 rivela che i conduttori devono essere rispettati, non perché venga desunta automaticamente l’autorità del rango, ma a causa del valore del loro servizio: “Vi preghiamo […] di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera”. Gesù disse: “Voi sapete che i prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo” (Mt 20:25-27).
Nel Nuovo Testamento, il termine “chiesa” è usato poche volte per riferirsi alla chiesa universale. Nella maggior parte dei casi, però, si riferisce alla chiese locali organizzate. Nessuna chiesa organizzata dovrebbe essere più grande di una singola congregazione, e nessuna chiesa ha una giurisdizione o un’autorità ufficiale su di un’altra (anche se naturalmente vi saranno cooperazione e assistenza fra le chiese). L’ideale è che ogni chiesa in casa sia guidata dai propri anziani (o dal proprio anziano). Ogni anziano ha la stessa autorità degli altri. Non deve esistere un pastore principale né un vescovo che presieda una città. La principale autorità di un conduttore è basata sulla sua capacità di persuadere con la verità. Egli deve guidare con l’esempio, non dominando la chiesa (1 Pt 5:3). Il governo della chiesa è, pertanto, un processo dinamico di interazione, persuasione e giusta coordinazione fra i pastori e le pecore.
Le considerazioni di Gesù sulla conduzione devono essere davvero il punto di partenza e il riferimento finale nella nostra comprensione dell’autorità di un anziano (Lc 22:24-27). Il dr. Hal Miller ha osservato acutamente: “L’insegnamento inquietante di Gesù sull’autorità fra i Suoi discepoli è in contrasto con l’esperienza che essi ne fanno in ogni altra società. I re dei Gentili, disse Lui, signoreggiano sui loro sudditi e fanno sembrare questo qualcosa di buono facendosi chiamare ‘benefattori’. Costoro esercitano il loro potere e cercano (più o meno con successo) di far credere alle persone che è per il loro stesso bene. Ma non dovrebbe mai essere così nella chiesa, dove, al contrario, colui che guida è uno schiavo e chi governa è il più giovane (Lc 22:24-27). Affinché non si perda la forza di tutto questo, dovreste fermarvi a riflettere che i più giovani e gli schiavi sono precisamente coloro senza autorità nel nostro normale senso del termine. Eppure, è questo il genere di conduzione nel popolo di Gesù” 2.
Sebbene fossero tecnicamente degli operai apostolici, Timoteo e Tito fungevano chiaramente da anziani sostituti finché non fossero stati designati uomini locali. Ci si sarebbe potuto aspettare che gli anziani successivamente designati facessero lo stesso genere di cose che avevano fatto questi operai apostolici temporanei a livello locale (1 Tm 1:3; 4:11; 5:17; 6:17; Tt 1:12-13; 2:15; 3:10). Da questo si evince che sia appropriato che un anziano, nell’esercitare la conduzione di servo, debba rimproverare, parlare, insegnare e guidare con autorità. Un anziano deve “governare bene” e “sorvegliare” la chiesa, prendendo l’iniziativa di incitare e vigilare. Essendo un credente maturo, sarà probabilmente corretta la sua comprensione di quali siano i comportamenti e gli insegnamenti giusti e sbagliati. Spesso un anziano sarà, naturalmente, fra i primi ad accorgersi dei problemi e ad affrontarli. Egli dev’essere attivo, non semplicemente reattivo. Tuttavia, se le persone che egli affronta rifiutano di ascoltare, la risorsa finale dell’anziano è di presentare la questione, dunque, all’intera chiesa in armonia con il processo descritto in Matteo 18. Sebbene un anziano sia fondamentale nel processo per raggiungere l’unanimità, l’autorità risiede ancora, in ultima istanza, nella chiesa collettiva (l’unanimità congregazionalista).
Esiste un equilibrio delicato da raggiungere fra il ruolo di conduzione degli anziani e la responsabilità di prendere decisioni da parte della congregazione. Andate troppo in una direzione e avrete un papa. Andate troppo nell’altra e avrete una nave senza timone. Essenzialmente, sono valide entrambe le argomentazioni in favore sia della conduzione degli anziani sia della responsabilità collettiva dell’intera chiesa. Da una parte avete gli anziani che conducono con l’esempio, guidando con l’insegnamento e moderando la discussione partecipata dell’assemblea. Dall’altra avete il gregge. La chiesa prende collettivamente la decisione finale, eppure viene esortata a seguire i suoi anziani e a lasciarsi persuadere dalle argomentazioni dei suoi conduttori (Eb 13:17). Le parole degli anziani hanno peso solo nella misura data loro dalle persone. Gli anziani meritano l’onore dovuto alla posizione in cui Dio li ha posti (1 Tm 5:17).
LA DESIGNAZIONE DEGLI ANZIANI
Come dovrebbero essere designati gli anziani? A tutti i vescovi potenziali è richiesto di essere in grado di soddisfare una lunga lista di requisiti (1 Tm 3:1-7; Tt 1:5-9). Che un uomo sia tanto disposto quanto in grado di essere un anziano è chiaramente opera dello Spirito Santo (At 20:28). Una volta soddisfatti questi prerequisiti, viene quindi designato l’aspirante anziano. In At 14:23 sembra che Paolo e Barnaba fecero la designazione, e Tito fu lasciato a Creta da Paolo per costituire gli anziani (Tt 1:5). Come ha osservato Nee, “gli apostoli […] costituirono anziani quelli che lo Spirito Santo aveva già reso vescovi nella chiesa” .
Dopo che gli apostoli (missionari-fondatori di chiese) ebbero degnato gli anziani e se ne andarono, notiamo un vero e proprio silenzio su come gli anziani successivi furono, o avrebbero dovuto essere, scelti. Partendo dal principio di Atti 1:15-26 e 6:1-6, si potrebbe essere portati a concludere che gli anziani successivi furono scelti dall’intera congregazione (seguendo i requisiti esposti in 1 Timoteo 3:1-7), sotto la conduzione degli anziani esistenti e dopo l’attenta considerazione di qualunque ministro itinerante che si fosse guadagnato il diritto di essere ascoltato da quella congregazione locale.
IL PRESBITERIO
Il modello neotestamentario è che ogni chiesa in casa sia guidata da un insieme di fratelli uguali (alcuni dei quali sono anziani), che dipendono gli uni dagli altri, rendono conto gli uni agli altri, si sottomettono gli uni agli altri e manifestano un ministero reciproco. Dovrebbe esserci un solo anziano per chiesa o dovrebbero essercene parecchi per chiesa? Oppure dovrebbero esserci parecchie chiese per un anziano? Secondo Atti 14:23, Paolo e Barnaba designarono “anziani in ciascuna chiesa”. Le prove bibliche sembrano sostenere una pluralità di anziani in ogni chiesa 3.
Tuttavia, sorge un po’ di confusione perché a volte il Nuovo Testamento parla di un’unica chiesa in certe città. Ad esempio, Atti 8:1 menziona “la chiesa che era in Gerusalemme”. Paolo scrisse “alla chiesa di Dio che è in Corinto” (1 Cor 1:2) e “alla chiesa dei Tessalonicesi” (1 Ts 1:1). Gesù disse a Giovanni di scrivere “alla” chiesa di Efeso, “alla” chiesa di Smirne, “alla” chiesa di Pergamo, ecc. (Ap 2:1, 8, 12, 18; 3:1, 7, 14). È possibile che questi esempi riflettano la dottrina della cosidetta “chiesa della città”. Giacché esiste biblicamente solo una chiesa universale, perciò alcuni sostengono anche che vi sia ragionevolmente solo una chiesa per città. Eppure, proprio come la chiesa universale è una realtà astratta senza alcuna organizzazione esterna, così anche il concetto di “chiesa della città” sarebbe una realtà astratta, senza un’organizzazione terrena. Un esame del Nuovo Testamento rivelerà che, sebbene tutte le chiese fossero unite sotto Cristo come capo, non esisteva alcuna organizzazione ecclesiastica esterna ad unirle. Sebbene cooperassero insieme volontariamente, ogni chiesa era autonoma. Il loro era un forte legame interiore, un’unità spirituale di vita nel Signore. Benché indipendenti da un governo esterno, esse erano interdipendenti nella responsabilità le une verso le altre (cfr. 2 Cor 8-9). Perciò, ragionevolmente, dovrebbe esserci soltanto una chiesa ad Atlanta, una a Londra, una a Mosca, ecc. Ogni “chiesa della città” astratta dovrebbe essere composta da molte chiese in casa locali, organizzate e autonome. Se questo approccio è quello giusto, la pluralità degli anziani a cui si fa riferimento nelle Scritture potrebbe segnalare una pluralità per città, ma non necessariamente in ogni chiesa in casa.
La pluralità degli anziani serviva la chiesa di ampiezza cittadina nel suo insieme o soltanto le singole chiese individuali? Che gli anziani lavorassero insieme si evince da Filippesi 1:1, 1 Timoteo 4:14 e Tito 1:5. Eppure, sarebbe un errore concludere che essi fossero collettivamente su più chiese come una specie di presbiterio predominante. Poiché l’autorità di qualunque anziano risiede anzitutto nella sua capacità di persuadere con la verità, e visto che qualunque rispetto dovutogli viene guadagnato mediante l’interazione personale, in alcun modo un presbiterio di anziani potrebbe mai governare su un gruppo di chiese. Idealmente, ogni chiesa in casa dovrebbe avere i propri anziani (o il proprio anziano). In quelle situazioni di transizione in cui una chiesa in casa non ha nessuno qualificato a essere anziano, se ne potrebbe chiedere la conduzione a un fondatore di chiese rispettato, a un missionario, a un anziano di una chiesa delle vicinanze o a un pastore-insegnante itinerante (Ef 4:11).
CONCLUSIONE
Harvey Bluedorn offre quest’eccellente riassunto biblico del ministero e dell’autorità degli anziani:
1. Il criterio neotestamentario — Come il modello delle cose mostrato a Mosè stabilì i criteri per il tabernacolo (Es 25:9, 40; 26:30; 39:42-43; At 7:44; Eb 8:5), e come il modello delle cose mostrato a Davide stabilì i criteri per il tempio (1 Cr 28:11-13,19), così il modello delle cose mostrato nel Nuovo Testamento stabilisce i criteri per l’assemblea, il tempio di Dio (1 Cor 3:9, 16, 17; 6:19, 20; 2 Cor 6:16; Ef 2:21, 22; 4:13-16; 1 Tm 3:15; 1 Pt 2:5, 9; Ap 1:6; 3:12; 5:10; 20:6).
2. Conduttori servi — I conduttori sono una necessità funzionale per l’assemblea. Il Signore Gesù suscita uomini fra i membri del corpo e li dota per soddisfare i requisiti dichiarati. Essi emergeranno inevitabilmente dall’interno dei membri e si manifestano all’assemblea, la quale dovrà riconoscere formalmente la chiamata del Signore in coloro che Egli ha autenticamente dotati e qualificati per servire da guide, insegnanti ed esempi dell’intero corpo. Tali servi sono chiamati anziani e vescovi, oppure pastori e insegnanti (Tt 1:5; Ef 4:11).
3. Anziani molteplici — Una pluralità di anziani emergerà solitamente dai membri di un’assemblea (At 14:23), anche se in un’assemblea di recente formazione potrebbe essere necessario che passi un po’ di tempo prima che il Signore doti e qualifichi appieno gli anziani (Lc 12:42; 1 Cor 4:2; 1 Tm 3:6, 10; 5:22; Tt 1:5; Eb 5:12, 13). Fra i pastori-anziani ve ne sono alcuni che si affaticano particolarmente nella predicazione e nell’insegnamento (Ef 4:11; 1 Ts 5:12, 13; 1 Tm 5:17).
4. Le decisioni mediante il consenso unanime — Le decisioni vengono prese con il consenso unanime dell’assemblea, rappresentata dagli uomini dell’assemblea, dietro i consigli e il parere dei suoi servi, gli anziani. Presumibilmente, gli uomini potrebbero, dietro consenso unanime, delegare a qualcuno certe decisioni, inclusi gli anziani, ma devono sempre riservarsi il diritto di prendere le decisioni da se stessi, oppure di stabilire la politica da adottare nel prendere le decisioni, e devono esigere da coloro cui delegano le decisioni di riferire e rendere conto interamente all’assemblea.
5. Gli anziani sono servi, non signori — La Parola di Cristo regna mediante il Suo Spirito in mezzo al Suo popolo, mediante i cuori rigenerati e le menti rinnovate dei membri dell’assemblea, mentre Egli li porta ad essere completamente d’accordo fra loro, cioè al pieno consenso unanime. Gli anziani guidano con l’autorità morale di un servo che fornisce parola ed esempio e che richiede rispetto per ciò che dà, non per ciò che richiede. Gli anziani non governano come autorità indipendenti. Il loro ruolo è di consiglio e supervisione, non di comando e conformazione dispotici. Gli anziani fanno da strumento, attraverso la guida, l’insegnamento e l’esempio per raggiungere il consenso unanime nell’assemblea, però tutta l’autorità risiede solo in Cristo. Tutti i membri — inclusi gli anziani — si sottomettono al Signore, poi gli uni agli altri nel Signore — inclusi i membri anziani, che si sottomettono agli altri membri, inclusi agli altri membri anziani. In altri termini, non esiste alcuna catena di comando — Dio, poi Cristo, poi gli anziani, poi i membri —, ma solo una rete di sottomissione, e gli anziani hanno il peso maggiore di sottomissione e responsabilità perché sono i servi dell’intera assemblea. Solo quanti si umiliano al livello dei servi davanti al Signore e alla Sua assemblea possono essere innalzati a questo livello di responsabilità. Per la natura stessa delle cose, quanti si eleveranno a una posizione di autorità su tutti si saranno necessariamente squalificati da soli per la posizione di servizio.
6. I santi sono re e sacerdoti — È una grave violazione della coscienza di adulti trattare i santi come bambini sottoposti al dispotismo degli anziani. Quando si tratteranno i santi da bambini, l’effetto finale sarà che essi o resteranno bambini nella loro comprensione, in quanto si saranno sottoposti a un giogo, o si ribelleranno. Gli anziani esercitano l’autorità appropriata di padri all’interno delle proprie case, però il loro ruolo nell’assemblea non è di padri e signori sui figli e sui servi, ma di fratelli maggiori nella fede e di umili servi di tutti.
7. Un’assemblea deliberante — L’assemblea riunita è un corpo deliberante. Gli uomini dell’assemblea sono incoraggiati a interagire in modo ordinato con la lettura, l’esortazione e l’insegnamento nell’assemblea, a prescindere da quale forma assuma tale interazione — lezione istruttiva, analisi ponderata e discussione di affermazioni scritturali, dibattito logico sui diversi aspetti di una questione oppure discussione di problemi pratici. Questa non è una riunione, come quella dei Quaccheri, del tipo “in qualunque modo guidi lo spirito”, né è una riunione in stile amichevole e familiare di affermazioni fatte pro forma da parte del capofamiglia, né è una riunione incentrata sull’adorazione fatta con un intrattenimento vivace, ma è un processo genuino di discepolato e a apprendimento che edifica e porta l’intera assemblea alla maturità in Cristo attraverso l’interazione degli uomini dell’assemblea.
8. La responsabilità della congregazione indipendente — Ogni congregazione costituisce la propria comunione ed è indipendentemente responsabile verso il Signore, però tutte le vere congregazioni si trovano all’interno dello stesso regno spirituale. Esse dipendono dallo stesso Signore e cooperano nella misura in cui lo richiedano e lo permettano le circostanze, sia a livello delle singole persone che a livello congregazionale. Non dovrebbe esistere alcuna empia gelosia tra i fratelli credenti, né tra le assemblee sorelle.
— Steve Atkerson
07/06/’07
(trad. Antonio Morlino)
07/07/’07
Notes
- Celebre scontro avvenuto nella Battaglia di Balaclava, durante la Guerra di Crimea, in cui la brigata leggera britannica caricò frontalmente una batteria russa, essendo però completamente circondata dalla fanteria e dall’artiglieria russe (N.d.T.).
- HAL MILLER, As Children and Slaves: Authority in the New Testament, “Voices”, marzo-aprile 1987, pp. 6-7, 20-21.
- WATCHMAN NEE, La normale vita di chiesa, Verlag, «Der Strom», 1997, p. 75.