IL GOVERNO BASATO SULL’UNANIMITÀ
Perché credete che Gesù abbia scelto la parola chiesa per descrivere i Suoi discepoli? “Chiesa” è la traduzione italiana del termine greco originale ekkl?sía. Al di fuori del contesto del Nuovo Testamento, ekkl?sía era un termine secolare con forti connotazioni politiche. C’erano altre parole greche che Gesù avrebbe potuto usare per descrivere i Suoi discepoli e le loro riunioni, parole con connotazioni religiose e non politiche. Come vedremo, uno dei motivi per cui Egli scelse il termine ekkl?sía per descrivere i Suoi discepoli è perché voleva che essi prendessero decisioni collettive che influissero su tutti loro come gruppo. Come intendeva Gesù che fosse governata la chiesa? Cominciamo con l’esaminare più da vicino in che modo il vero significato del moderno termine chiesa sia andato pressoché perduto.
LA CHIESA MODERNA E L’ANTICA EKKL?SÍA
Secondo il New Collegiate Dictionary di Webster, la parola chiesa può essere impiegata per riferirsi, fra le altre cose, o a una riunione del popolo di Dio o al particolare edificio in cui esso si riunisce. Per contro, la parola greca ekkl?sía non si riferisce mai a un edificio o a un luogo di culto, e può riferirsi molto più che semplicemente a una riunione, a un’assemblea o a un’adunanza! La nostra comprensione della chiesa di Dio sarà molto impoverita se non teniamo conto delle dinamiche del termine greco originale usato da Gesù. In effetti, oggi si enfatizza molto la separazione fra stato e chiesa, tanto che quando le persone pensano al termine chiesa, l’ultimo pensiero che viene loro in mente è quello di un senato, di un parlamento, di un politburo o di un governo politico. Eppure, era questo il significato di ekkl?sía.
Ai tempi di Gesù, il vocabolo ekkl?sía era usato quasi senza eccezione per riferirsi all’assemblea politica che veniva regolarmente convocata per prendere decisioni. Secondo il dizionario di Thayer, era “un’assemblea di persone convocate nel luogo pubblico di adunanza allo scopo di discutere”. Il dizionario di Bauer definisce ekkl?sía come un’“assemblea di un corpo politico regolarmente convocato”. Nel New International Dictionary of New Testament Theology di Colin Brown, si dice che l’ekkl?sía era “chiaramente caratterizzata dall’essere un fenomeno politico, ripetuto secondo certe regole ed entro una certa cornice. Era l’assemblea di tutti i cittadini, funzionalmente radicata nella costituzione della democrazia, un’assemblea in cui erano prese le fondamentali decisioni politiche e giudiziarie. […] Il termine ekkl?sía, in tutte le zone greche ed ellenistiche, mantenne sempre il suo riferimento all’assemblea della polis”. Nell’ekkl?sía secolare, ogni cittadino maschio aveva “il diritto di parlare e di proporre argomenti per la discussione” (alle donne non era assolutamente consentito parlare nell’ekkl?sía greca secolare).
Si trova esempio di questo impiego secolare anche all’interno della Bibbia, in Atti 19:23-41. Queste occorrenze in Atti 19 di ekkl?sía (tradotte con “assemblea,” “assemblea regolare” e “assemblea” in 19:32, 39, 41) si riferivano a una riunione di artigiani che erano stati riuniti da Demetrio nel teatro cittadino per decidere su cosa fare di Paolo, sebbene vi fosse così tanta confusione che la maggior parte di loro non conosceva il motivo di quella convocazione. Questo è un esempio di ekkl?sía usata per riferirsi a un corpo politico convocato (in questo caso, gli orefici e i commercianti). Essi si radunarono (come una specie di sindacato) per decidere cosa fare in merito a una reputazione rovinata e a un commercio andato a rotoli. Alla fine dei conti, essi oltrepassarono la loro giurisdizione nel voler affrontare Paolo, perciò il segretario propose che la questione fosse decisa da un’ekkl?sía “ordinaria” (anziché dall’ekkl?sía sindacale [At 19:37-39]).
L’IMPIEGO DI EKKL?SÍA FATTO DA GESÙ
Alla luce di tutto questo, perché Gesù (in Mt 16:13-20; 18:15-20) scelse un termine così politicamente “carico” come ekkl?sía per descrivere il Suo popolo e le sue riunioni? Evidentemente, in parte perché Egli intendeva che le riunioni dei cristiani fossero piuttosto simili a quelle dei cittadini delle città-stato greche. Gesù voleva che i credenti proponessero argomenti di discussione, decidessero le cose insieme, prendessero decisioni collettive e sperimentassero il processo per raggiungere l’unanimità. Se Gesù avesse voluto descrivere semplicemente una riunione priva di tale connotazione politica, avrebbe potuto usare synag?ghê, thíasos o éranos. È significativo, però, che Egli abbia scelto ekkl?sía.
Il popolo di Dio ha l’incarico di prendere decisioni. Fondamentalmente, una chiesa è un corpo di cittadini del Regno che sono autorizzati (e ci si aspetta che lo facciano) a valutare i problemi, prendere decisioni ed esprimere le proprie opinioni. Sebbene il prendere decisioni non si verifichi a ogni riunione (solitamente non ci sono problemi da risolvere), è importante comprendere che la chiesa, nel suo complesso, ha l’autorità e l’obbligo di stabilire le cose. Una chiesa le cui riunioni si concentrano esclusivamente sulla musica di lode e sull’insegnamento, senza mai cimentarsi collettivamente con i problemi da risolvere, forse non sta adempiendo appieno il suo scopo di ekkl?sía.
Nel Nuovo Testamento, ci sono molti esempi del popolo di Dio che prende delle decisioni come corpo. Che Gesù si aspettasse che l’ekkl?sía prendesse decisioni si vede in Matteo 16:13-20. Dopo aver promesso di edificare la Sua ekkl?sía sulla roccia della confessione rivelata di Pietro, Gesù parlò immediatamente delle chiavi del regno dei cieli e di legare e sciogliere. Le chiavi rappresentano la capacità di aprire e chiudere qualcosa, il regno è un termine politico e legare e sciogliere comportano l’autorità di prendere decisioni. Quindi, in Matteo 18:15-20, Gesù disse che l’ekkl?sía (18:17) è obbligata a emettere un verdetto riguardo a un presunto peccato di un fratello e, ancora una volta, l’autorità di legare e sciogliere è conferita all’ekkl?sía.
In Atti 1:15-26, Pietro incaricò la chiesa di Gerusalemme nel suo insieme di trovare un sostituto di Giuda. Successivamente, gli apostoli considerarono la chiesa in generale per scegliere degli uomini che amministrassero il sistema previdenziale della chiesa (At 6:1-6). Atti 14:23 (Riveduta) indica che alcune chiese elessero i propri anziani. Durante la controversia sulla circoncisione, la chiesa di Antiochia decise d’inviare Paolo e Barnaba a Gerusalemme per sottoporre il problema, e poi l’intera chiesa di Gerusalemme partecipò alla risoluzione del conflitto (At 15:4, 12, 22). Infine, in 1 Corinzi 14:29-30 è messo in chiaro che si debba esprimere il giudizio sulla rivelazione profetica quando “tutta la [ekkl?sía] si riunisce” (14:23).
È importante notare che la chiesa, nel suo ruolo decisionale, dovrebbe essere giudiziaria anziché legislativa. Il compito della chiesa non è di creare la legge — solo Dio ha il diritto di farlo. Questo è un punto in cui l’ekkl?sía del popolo di Dio è diversa nelle sue funzioni dall’ekkl?sía delle città-stato greche. La nostra responsabilità di credenti all’interno dell’ekkl?sía di Cristo è di applicare correttamente e far rispettare la legge di Cristo così come essa è contenuta nel Nuovo Patto. I membri della chiesa devono essere come cittadini-giudici che si riuniscono per discutere e risolvere i problemi, oppure per emettere sentenze (quando è necessario). Questa forma di governo funziona discretamente in una chiesa in casa in cui le persone si amano a vicenda, quanto basta per riuscire a risolvere i loro dissensi. È praticamente impossibile operare in questo modo in un ambiente ecclesiale istituzionale più ampio.
L’APPLICAZIONE
Naturalmente, non tutte le occorrenze del termine ekkl?sía nel Nuovo Testamento comportano il fatto di prendere decisioni. In effetti, il vocabolo ekkl?sía è usato in realtà per sei diverse volte nel Nuovo Testamento. Eppure, il suo impiego più fondamentale resta quello di un gruppo di persone riunite con lo scopo di prendere decisioni. In questo senso, l’ekkl?sía non è semplicemente la riunione del popolo di Dio. È anche ciò che accade quando esso si riunisce. La chiesa è autorizzata dal Signore a prendere decisioni riguardo alla corretta applicazione della Scrittura. Ci si aspetta che essa faccia rispettare la legge di Cristo (all’interno della famiglia di Dio) e affronti i problemi, qualora sorgano. Questa è una parte di ciò che deve accadere nelle riunioni ecclesiali aperte e partecipate. I problemi non devono essere nascosti. Le domande sulla condotta corretta devono trovare risposta. Naturalmente, non ci saranno problemi da risolvere tutte le settimane (o almeno nella maggior parte delle settimane), però il popolo di Dio deve sempre tener presente di avere l’obbligo di funzionare da ekkl?sía, qualora sia necessario.
Nella sua organizzazione umana, la chiesa non dovrebbe essere una piramide con il potere concentrato al vertice nelle mani di uno o pochi uomini. Le decisioni non devono essere prese dietro le porte chiuse, per essere poi trasmesse dall’alto affinché la chiesa si adegui. Piuttosto, la chiesa è come il senato o un congresso che discute, e decide, assemblearmente sui problemi. I conduttori della chiesa devono favorire questo processo e servire la chiesa fornendo l’insegnamento e i consigli necessari, però non devono signoreggiare su di essa.
Esistono dei limiti a quello che una chiesa locale, come corpo decisionale, dovrebbe decidere. Certi argomenti sono proibiti, vietati, sono categoria tabù. Ad esempio, nessuna chiesa locale ha l’autorizzazione di ridefinire la fede cristiana storica. Alcune cose non sono semplicemente aperte al dibattito. Ogni ekkl?sía deve operare entro i limiti dell’ortodossia. Gli anziani devono vietare di prendere in considerazione idee dannose ed eretiche (1 Tm 1:3). Questo perché la chiesa di oggi in generale, e per tutto il passato, ha raggiunto l’unanimità su certe interpretazioni fondamentali della Scrittura (come quali scritti compongono la Bibbia, la risurrezione corporale di Gesù, il messaggio evangelico, la Trinità, il futuro ritorno corporale di Gesù, ecc.). Lo Spirito Santo non ha fallito nella Sua missione di guidare gli eletti in tutta la verità (Gv 16:13).
GOVERNO BASATO SULL’UNANIMITÀ O SULLA MAGGIORANZA?
Fondamentalmente, noi siamo in favore del governo congregazionalista. Poiché è l’ekkl?sía a dover discutere assemblearmente sui problemi che sorgono, cosa succede se c’è disaccordo e i membri sono divisi su un problema? Le decisioni vengono prese basandosi sull’unanimità o sul voto di maggioranza? Consideriamo dapprima che cosa è implicato in queste due opzioni.
Il termine “unanimità” significa accordo generale, un orientamento o un’opinione che sono rappresentativi. Concetti affini sono “consenso” o “concordia”. Al contrario, il governo della maggioranza può essere una dittatura del 51% per il 49% che non è d’accordo, e questo va certamente a sfavore dell’unità. L’unanimità, però, cerca di costruire l’unità. Dio ha voluto che la Sua chiesa prenda le decisioni in base all’unanimità o al governo della maggioranza? Considerate i seguenti testi biblici e cerchiamo di raggiungere, insieme, l’unanimità su questo problema:
“Ecco quant’è buono e quant’è piacevole che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133:1).
“Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire” (1 Cor 1:10).
“Così, dunque […] siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2:19-22).
“[Sforzatevi] di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace. Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti” (Ef 4:3-6).
“Se dunque v’è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento” (Fil 2:1-2).
“Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell’amore che è il vincolo della perfezione” (Col 3:12-14).
La maggior parte del processo per raggiungere l’unanimità non avverrà durante una riunione ecclesiale. Invece, continuerà durante la comunione della Cena del Signore, nelle visite durante la settimana, pranzando insieme, mediante conversazioni telefoniche casuali, per e-mail, ecc. Naturalmente, talvolta vari fratelli, e specialmente i conduttori, potrebbero portare degli insegnamenti nella riunione partecipata che siano pertinenti con il problema preso in considerazione. La maggior parte della discussione, però, avverrà a tu per tu, fratello con fratello. Far accordare fra loro i membri della chiesa richiede tempo, pazienza, umiltà e cortesia.
CHE COSA HA PROVVEDUTO DIO
È importante ricordare che il processo attraversato da una chiesa per raggiungere l’unanimità è spesso della stessa importanza dell’unanimità infine raggiunta. Il governo basato sull’unanimità richiede tempo, impegno, edificazione reciproca e molto amore fraterno. Può funzionare davvero in una piccola chiesa a dimensione domestica. Dobbiamo amarci gli uni gli altri quanto basta per sopportarci a vicenda! Il concetto dietro l’unanimità potrebbe essere il governo mediante l’unità, la concordia, l’armonia o il mutuo consenso. Confidiamo davvero che lo Spirito Santo operi nella nostra vita e nelle nostre chiese?
A meno che il governo basato sull’unanimità non sembri troppo utopico, considerate che cosa ha fatto il Signore per aiutare il Suo popolo a raggiungere l’unità. Primo, nostro Signore in persona ha pregato per la Sua chiesa “affinché siano uno, come noi. […] Prego […] che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te […]. Siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me” (Gv 17:11, 20-23). Poiché Gesù ha pregato questo per noi, l’unità è certamente raggiungibile.
Un’altra cosa provveduta da Dio per la nostra unità risiede nella Cena del Signore. Secondo 1 Corinzi 10:17, “siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell’unico pane”. Evidentemente, il modo appropriato di partecipare a quell’unico pane durante la Cena del Signore non solo raffigura l’unità, ma può perfino crearla!
Infine, come già accennato, Cristo ha fatto alla chiesa vari doni ministeriali e di guida (come gli apostoli, i profeti, gli evangelisti e i pastori-dottori) con uno scopo: “fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Ef 4:11-13). Un altro motivo per cui Cristo ha dato alla chiesa tali conduttori è per aiutarla a raggiungere l’unanimità.
E GLI ANZIANI?
Dove e in che modo entrano in gioco gli anziani nel governo della chiesa basato sull’unanimità collettiva? Come è stato sottolineato in altri capitoli, gli anziani sono di vitale importanza per la sopravvivenza a lungo termine di una chiesa. Gli anziani guidano, sono un esempio, persuadono, insegnano, nutrono, consigliano, proteggono, avvertono, esortano, rimproverano e correggono.
Nel suo insieme, la chiesa potrebbe essere paragonata a un senato con l’autorità di prendere decisioni e di emettere sentenze vincolanti per i suoi membri. Un anziano di una chiesa è semplicemente un collega senatore, ma che sta in un comitato senatoriale speciale il cui scopo è di studiare i problemi, fare raccomandazioni, insegnare, informare o incitare. Normalmente, l’anziano non deve prendere decisioni per conto della chiesa. Di solito non boicotta il processo per raggiungere l’unanimità. Tutti gli anziani sono senatori-servitori dell’intero senato (la chiesa). Tuttavia, di tanto in tanto il senato si troverà in un vicolo cieco, nell’incapacità di risolvere un problema. In tali casi, gli anziani servono da “arbitri prestabiliti” o da “partita di spareggio”, e in casi così insoliti coloro che sono all’opposizione devono “sottomettersi” alla guida e alla sapienza dell’anziano (Eb 13:17).
In Ebrei 13:17 i credenti sono incoraggiati a “ubbidire” ai conduttori della chiesa. In che modo questo quadra con il governo congregazionalista? Il termine comune per dire “ubbidire” è impiegato in riferimento ai figli che devono ubbidire ai genitori e agli schiavi che devono ubbidienza ai padroni (Ef 6:1, 5). È significativo che, in Ebrei 13:17, il vocabolo greco dietro ubbidire non sia quello abituale. Invece, viene usato péith?, che il dizionario di Bauer definisce fondamentalmente come “persuadere” e “convincere”. (Altri esempi di péith? si possono trovare in Luca 16:31; Atti 17:4; 21:14). La traduzione interlineare letterale di Paul McReynolds traduce Ebrei 13:17 come “persuadere”. Essendo usato in Ebrei 13:17 nella forma passiva intermedia, il termine reca l’idea di “lasciarsi persuadere da” i propri conduttori. Certamente, quando si è persuasi di qualcosa, si agisce di conseguenza, ovvero vi si “ubbidisce” (Rm 2:8; Gal 5:7; Gc 3:3). Il commentatore Vine fa notare che péith? significa “persuadere, vincere su, ascoltare a, ubbidire. L’ubbidienza suggerita non è mediante la sottomissione all’autorità, ma il risultato della persuasione” (p. 124). Il punto da osservare è che la cieca ubbidienza non è quanto raffigurato in Ebrei 13:17.
Questo stesso versetto insegna ai credenti anche a “sottomettersi” ai conduttori della loro chiesa. Come per “ubbidire”, non è impiegato il vocabolo greco comune per dire “sottomettersi”. Invece, dall’autore è stato scelto hypéik?, una parola che certamente significa cedere, arrendersi, ma dopo una lotta, e che era usata per i combattenti. Il concetto dietro hypéik? si intuisce nella lettera del generale sudista Robert E. Lee alle sue truppe in merito alla resa di Appomattox: “Dopo quattro anni di arduo servizio, contraddistinto da coraggio e forza d’animo insuperati, l’Esercito della Virginia Settentrionale è stato costretto ad arrendersi ai numeri e alle risorse schiaccianti”. La sfumatura di hypéik? non è una struttura a cui ci si sottomette automaticamente (come la sottomissione al governo civile). Piuttosto, è una sottomissione dopo essere avvenuto un processo, una lotta o persino una battaglia. Si verifica certo la sottomissione, ma l’immagine è quella di una discussione e di un dialogo seri prima che una delle due parti ceda.
Pertanto, il gregge di Dio dev’essere disposto a essere persuaso dai (péith?) suoi pastori. Nel corso di una discussione e di un insegnamento, il gregge dev’essere disposto a essere convinto (péith?) dai suoi conduttori. La cieca ubbidienza degli schiavi non è il rapporto presentato nel Nuovo Testamento fra gli anziani e la chiesa. Però, ci saranno delle volte in cui qualcuno nel gregge non riuscirà a essere persuaso di qualcosa e si giungerà a un punto morto. Quando è necessario uscire dal vicolo cieco, i dissenzienti devono cedere, cioè arrendersi (hypéik?), alla sapienza dei conduttori della chiesa.
Perciò, in ultima analisi, le chiese devono essere guidate dagli anziani anziché comandate. Il governo congregazionalista basato sull’unanimità è il modello del Nuovo Testamento. I periodi in cui una chiesa potrebbe essere temporaneamente comandata dagli anziani sono quando uno o più nella chiesa diventano caparbi, irragionevoli, ostinati, settari, schiavi del peccato o ingannati da false dottrine (Eb 13:17). Persino questa sottomissione, però, deve giungere dopo dialoghi, discussioni e ragionamenti.
CONCLUSIONE
In questo capitolo abbiamo sostenuto l’idea di quello che potrebbe essere paragonato al governo di una monarchia parlamentare. Il Re Gesù è il nostro monarca. La chiesa è il Suo Parlamento basato sull’unanimità. Ogni membro della chiesa è un Membro del Parlamento (nella Camera dei Comuni). Anche gli anziani sono Membri del Parlamento, ma servono da capigruppo parlamentari per sovrintendere alla disciplina dei colleghi di partito. (Ricordate, naturalmente, che qualunque analogia viene meno se spinta oltremisura!). L’idea generale è che il governo di una chiesa guidata dagli anziani sia basato sull’unanimità della congregazione.
Steve Atkerson
30/01/’07
(trad. Antonio Morlino)
22/06/’07