1. I figli ubbidiscano

 

Per riassumere quanto detto finora: nella Bibbia vediamo tre semplici linee guida per i vari ruoli in famiglia: i mariti amano, le mogli si sottomettono, i figli ubbidiscono. Oggi esploreremo il ruolo che Dio ha assegnato ai figli all’interno della famiglia: “i figli ubbidiscano”. C’è chi dice che i figli fanno povero un uomo ricco. Ma è il contrario: i figli fanno ricco un uomo povero, come afferma Salmo 127:3 (leggasi). La casa è l’università della vita, dove i genitori sono gli insegnanti, i figli gli studenti e la vita il laboratorio (Rogers, p. 180).

  1. Voi che siete i figli della chiesa, leggete in coro Efesini 6:1-3. Dopo aver letto questo paragrafo (cf. anche Col. 4:16), chiedetevi: che cosa nel testo indica che i figli rimanevano con i loro genitori negli incontri di chiesa nel primo secolo? Le lettere di Paolo alle varie chiese venivano lette ad alta voce nell’incontro della chiesa (Col. 4:16). Qui in Efesini 6 Paolo scrisse direttamente ai figli della chiesa. Se fossero stati da qualche altra parte a fare “chiesa dei bimbi” (o qualcosa del genere) non sarebbero stati presenti per poter ascoltare quanto Paolo scrisse direttamente a loro. Per la chiesa primitiva era normale che i figli si trovassero e rimanessero negli incontri della chiesa insieme ai loro genitori. L’apostolo si aspettava che avrebbero potuto beneficiare dal fatto di essere presenti. Certo, è comprensibile che vi sia un luogo speciale dove si portino i bimbi che piangono o devono essere disciplinati, ma l’idea di avere un’incontro di chiesa separato dal resto della chiesa, solo per loro e senza i genitori, rappresenta un allontanamento dalla norma neotestamentaria.

 

Quando nostra figlia Eden era molto piccola, sedeva con noi durante gli incontri e colorava. Spesso faceva dei rumori simili a quelli del rumore di una motosega in lontananza. Una domenica, mentre accadeva questo, noi stavamo insegnando sul “copricapo alle donne”, ed in apparenza lei non stava ascoltando e capendo niente. Qualche giorno dopo, però, mentre eravamo al supermercato in fila alla cassa, ci trovammo davanti nella fila un uomo con i capelli lunghi, ed Eden affermò all’improvviso: “Guarda mamma, quell’uomo ha i capelli lunghi. La Bibbia dice che gli uomini non dovrebero avere i capelli lunghi”. I piccoli hanno orecchie grandi.

 

Lasciare i nostri piccoli con noi durante l’incontro presuppone che li alleviamo prima di tutto a casa nostra. Alcuni mi chiedono cosa ne pensiamo dei pastori dei giovani: rispondo che noi ne abbiamo tanti nella nostra chiesa: i padri! In molti casi oggi sono i figli ad insegnare ai genitori: basta che comincino a fare i capricci e sanno che i genitori li porteranno velocemente fuori dall’incontro. Non dovete aspettare fino al momento dell’incontro per cominciare ad educare i vostri figli. Dovete prendervi il tempo di farlo a casa. Cominciate coll’insegnare loro a rimanere seduti e fermi per cinque minuti, poi dieci, e così via. E’ una buona idea anche portarli in bagno prima dell’incontro di chiesa così che non possano usarlo come scusa durante l’incontro.

 

  1. Secondo Efesini 6:1, perché i figli dovrebbero ubbidire ai genitori? Il motivo principale è che questa è la cosa giusta da fare. Poi, figli: che significa ubbidire a qualcuno? (Cf. Proverbi 6:20; 23:22). Significa fare quello che vi viene detto di fare. Ubbidire viene da hupakouo, che letteralmente significa ascoltare sotto (hupa= sotto; akouo=acustico). Significa ascoltare, stare a sentire, sottomettersi. Leggete anche Proverbi 1:8-9; 6:20; 23:22. “Ubbidire è fare quello che mi viene detto, quando mi viene detto, e senza lamentarmi”. Ecco una definizione utile da memorizzare e mettere in bacheca o sul frigo. Figli: ripetetela all’unisono!

 

  1. Alcuni genitori sembrano pensare che i loro figli siano dei piccoli angioletti. Scoprirete che più le loro gambe crescono e più le loro ali si accorciano (Rogers, p. 191)! Genitori: da un punto di vista puramente pratico (non teologico), perché è importante educare i vostri figli ad ubbidire? Vi sono varie ragioni: a) i genitori devono aspettarsi delle frustrazioni da un figlio disubbidiente: le Scritture dichiarano che la follia è legata al cuore del figlio, e a meno che essa non sia affrontata, saranno dolori! (leggete Proverbi 22:15; 29:15); b) la vita di un figlio ne potrebbe dipendere in futuro: se non fosse per la direzione e protezione di un genitore, un figlio perirebbe presto (leggete Proverbi 4:3-4; 30:17); c) è una buona pratica per il futuro perché per tutta la nostra vita dovremo ubbidire a qualcuno in autorità (un insegnante, un capo di lavoro, un poliziotto, un generale, il governo, la chiesa, etc.).

 

  1. Perché è importante educare un figlio ad ubbidire in modo immediato? Un genitore che comanda una cosa ad un figlio, ma viene ignorato, e poi comincia a contare alla rovescia, in effetti sta dicendo al figlio che si può aspettare per ubbidire, che si può ubbidire con ritardo, magari quando è finito il contro alla rovescia. Ma questo non è utile né per il figlio, né per il genitore. Lo stesso dicasi per il tono di voce: se il figlio risponde soltanto ad uno strillo o ad un tono minaccioso, piuttosto che ad un tono calmo, è il genitore che gli ha insegnato che si ubbidisce soltanto agli strilli, e si possono ignorare i toni calmi. Se i vostri figli non uddibiscono è colpa vostra, genitori! Ricordate: “L’ubbidienza è fare quello che mi viene detto, quando mi viene detto”. Vi faccio un esempio di quanto è importante questa cosa: se un figlio inizia a correre in strada per prendere la palla, e il genitore gli dice: “fermati!”, ubbidire immediatamente potrebbe salvargli la vita.

 

  1. Le parole “nel Signore” accompagnano “ubbidite ai vostri genitori” (Ef. 6:1), perché? Leggete Levitico 19:3 e Colossesi 3:20. Tutti i genitori devono essere ubbiditi, che siano nel Signore o meno. Dunque l’espressione “nel Signore” non si riferisce ai genitori, ma all’ubbidienza. Un figlio che è nel Signore dovrebbe ubbidire ai genitori perché è il Signore Gesù che vuole che ubbidisca. Se un figlio cammina col Signore, il risultato inevitabile sarà uno spirito di ubbidienza. Come per la sottomissione di una moglie al marito o per l’amore di un marito per la moglie, così anche l’ubbidienza di un figlio non dipende da quanto ne siano degni i genitori, ma dal fatto che questo piace al Signore. E’ un dovere divino.

 

  1. In Romani 1:30, II Timoteo 3:2, I Timoteo 3:4-5, 12, cosa dimostra l’importanza di figli ubbidienti? Leggendo Romani 1:26-31, vediamo che nel descrivere una società che Dio ha abbandonato all’omosessualità, Paolo elencò altri peccati che prolifererebbero, ed uno di questi è la “disubbidienza ai genitori” (Rm. 1:30): è un sintomo di una società corrotta. Si noti anche che la disubbidienza ai genitori è nello stesso elenco in cui si trovano l’omicidio e l’odiare Dio. Ad ulteriore dimostrazione della gravità di questo peccato, si legga II Timoteo 3:2, dove nel catalogare le difficoltà degli ultimi giorni, la disubbidienza ai genitori finisce di nuovo nella lista. Inoltre, in I Timoteo 3:4-5 vediamo che educare i nostri figli ad ubbidire è talmente importante che una delle qualifiche per essere un anziano di chiesa, un credente esemplare, è che i suoi figli si comportino bene, e questo vale anche per i diaconi (I Tim. 3:2). Educare i propri figli può essere imparato anche leggendo dei buoni libri a riguardo. In italiano consigliamo Pascere il cuore del fanciullo, di Tedd Tripp.

 

  1. In Efesini 6:2-3, in che modo Paolo dimostrò che è giusto che i figli ubbidiscano ai genitori? Leggete Esodo 20:12. Paolo citò uno dei Dieci Comandamenti e: 1) parlò direttamente ai figli; 2) gli disse quanto ci si aspettava da loro; 3) spiegò loro l’insegnamento biblico a riguardo. Questo ci fa capire al figlio che questa regola non viene dal nulla (Wilson, p. 134), ma da Dio stesso. Un saggio genitorre farebbe bene a seguire l’esempio di Paolo.

 

  1. Qual è la differenza tra ubbidienza (Ef. 6:1) ed onore (Ef. 6:2)? L’onore si trova in una categoria più ampia dell’ubbidienza. Onore viene da timao (la radice del nome Timoteo), e letteralmente significa apprezzare qualcosa (assegnargli un valore). E’ per questo che giunse a denotare riverenza, venerazione. Nella nostra società significa rispettare, stimare. Ubbidire è uno dei modi di mostrare onore, quindi. Leggasi anche Levitico 19:3. Un figlio che ubbidisce ai suoi genitori ma lo fa con un’attitudine sbagliata non li sta onorando. Ricordate: “l’ubbidienza è fare quello che mi viene detto, quando mi viene detto, senza lamentarmi”. I genitori devono assicurarsi che i loro figli li trattino con rispetto, in modo appropriato. E non per una sorta di autogratificazione, ma perché Dio comanda ai figli che lo facciano. E da chi si aspetta Dio che si insegni ai figli questa Sua volontà, se non proprio dai genitori (Wilson, p. 46)? Prendete del tempo per educare i vostri figli o essi vi disononeranno quando diventeranno più grandi. Leggasi Proverbi 19:26; 17:2.

 

  1. Perfino i figli adulti devono onorare i loro genitori. Vedasi Matteo 15:3-7: in che modo Gesù ci aiuta a capire il modo in cui i figli adulti devono onorare i loro genitori? Vedi anche I Timoteo 5:4. Gesù interpretò “l’onore” anche come supporto materiale. I corrotti leader giudaici del tempo di Gesù dedicavano i loro beni materiali a Dio come scusa per non spendere soldi a supporto dei loro genitori anziani. Aiutare i propri genitori nella loro vecchiaia è l’Assistenza Sociale Scritturale!

 

  1. Perché Paolo indicò che questo è il primo comandamento con una promessa (Ef. 6:2)? Per mostrare la sua importanza: è forse il solo dei Dieci Comandamenti che contiene una promessa particolare se viene ubbidito! Qual era il contesto particolare della promessa? Si legga Esodo 19-20, 24. Questo comandamento e promessa originariamente erano parte delle 613 leggi che componevano il Patto Mosaico fatto al Sinai tra Dio e l’antico Israele (ma non col moderno Israele). Questo patto condizionale (se/allora) offriva, a certe condizioni, il possedimento della Terra Promessa, la prosperità nella Terra Promessa, la protezione dai loro nemici, e una ricca posterità nella Terra. La disubbidienza a quelle condizioni, però, avrebbe portato il contrario in ogni area, come Mosè promise a chi disubidisse ai genitori in Deuteronomio 27:16.

 

Questa promessa di lunga vita è valida ancora oggi, e se sì, perché? Leggasi Ebrei 8:13: questa promessa non vuol dire che i figli credenti nella città di Efeso (oggi in Turchia) avrebbero potuto trasferirsi nella Terra Promessa e vivere a lungo lì. Paolo ricavò dalla Legge Mosaica una verità etica senza tempo e l’applicò ai figli della chiesa sotto il nuovo patto: ubbidite ai vostri genitori. Il Patto Sinaitico divenne obsoleto all’inizio del Nuovo Patto: esso era già terminato quando Paolo scrisse queste parole alla chiesa in Efeso. Dunque il proposito di Paolo nel citare la promessa fatta nell’antico contesto originale è mostrare l’importanza originale del comandamento, e non suggerire che la promessa di lunga vita fatta sotto l’antico patto è ancora in auge. Certo, generalmente è vero ancora oggi che i figli ubbidienti hanno un’alta probabilità di sopravvivere fino ad età avanzata, ma la promessa originale non è stata fatta al popolo del nuovo patto, perché essa faceva parte di un patto specifico, con promesse specifiche, a condizioni specifiche, che oggi sono state abolite sotto il nuovo patto.

 

Tuttavia, tutto questo non significa che la Legge dell’Antico Testamento non si applichi in qualche modo ancora a noi oggi. La Legge di Mosè riflette, benché in un contesto e sotto un patto specifico, gli standard di Dio per cosa è giusto e cosa è sbagliato. Cosa era etico nell’Antico Testamento è ancora etico sotto il Nuovo Testamento. Dunque, benché non siamo sotto la Legge di Mosè, il principio di onorare i genitori rimane importante per il Signore ancora oggi. Bisogna evitare due estremi: 1) ritenere che tutto quello che è nella Legge Mosaica sia ancora vincolante oggi a meno che non sia specificamente abolito nel Nuovo Testamento (come le leggi dietarie); 2) ritenere che niente di quanto è nella Legge di Mosè è vincolante oggi a meno che non sia specificamente ripetuto nel Nuovo Testamento. Entrambi gli approcci sono troppo semplicistici. La legge morale di Dio non cambia mai, quello che cambia sono le sue espressioni epocali, a seconda dei patti in cui quella Legge viene espressa. Si immagini la legge morale di Dio come una nuvola in cielo che in un certo periodo viene distillata come la Legge di Mosè, ed in un periodo successivo come la Legge di Cristo. Stessa sostanza, distillata diversamente. Potremmo in alternativa esprimerci così: la Legge di Mosè è stata adempiuta da Cristo. Mosè trova il suo significato ultimo in Cristo. E’ come se la Legge Mosaica fosse il bruco che è diventato farfalla nella Legge di Cristo. E’ la medesima creatura, e in questo senso vi è continuità tra Mosè e Gesù. Tuttavia, chiaramente, la farfalla è molto più gloriosa del bruco. Mosè è cambiato, non è più il medesimo. Dobbiamo leggerlo attraverso le lenti di Cristo. Non siamo sotto la legge di Mosè, ma quanto era moralmente etico sotto Mosè lo è ancora sotto Cristo (Wells, Zaspel, p. 153).

 

  1. E dunque? Come vuole Dio che i figli si relazionino ai loro genitori? I figli devono ubbidire i loro genitori e i figli adulti devono onorare i loro genitori (che include supportarli materialmente, se ne hanno bisogno).

 

 

Riferimenti bibliografici:

McArthur, John The McArthur New Testament Commentary: Ephesians (Chicago: Moody Press, 1986)

Rogers, Adrian, Adrianisms (Collierville, TN: Innovo Publishing, 2015)

Tripp, Tedd, Pascere il cuore del fanciullo ()

Wells & Zaspel, New Covenant Theology (Frederick, MD: New Covenant Ministries, 2002)

Wilson, Douglas, Standing On The Promises (Moscow, ID: Canon Press, 1997)

 

 

Traduzione di F. De Lucia, con permesso dell’autore, dall’articolo originale https://media-cloud.sermonaudio.com/text/71116223378.pdf